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Mongolia: pecore subprime

Divagazione mongola

La Mongolia è una terra magica, equilibrio perfetto uomo-natura su paesaggi mozzafiato.

Pochi lo sanno, ma la crisi dei mutui subprime è arrivata fin qui, attraverso i prestiti ai pastori nomadi: soldi elargiti a raffica e debiti riconvertiti in derivati piazzati sul mercato internazionale delle obbligazioni, secondo l’ingegneria finanziaria così alla moda prima del botto.

La garanzia era il prezzo del cashmere, quando il mercato tirava nel ricco Occidente. Ma con il crollo dei consumi dalle nostre parti, anche i mongoli si sono trovati con pecore “svalutate” e quindi con debiti insolvibili. Proprio come le case appena acquistate dal piccolo ceto medio di Cleveland o dell’Orange County.

Così la ruota ha cominciato a girare al contrario. Ora la Khan Bank sta cercando di ristrutturare i prestiti, perché i pastori non ce la fanno a pagare e, anzi, necessitano di nuovo credito per tirare avanti: nei primi sei mesi dell’anno ha già messo mano a circa 12mila prestiti, cioè il 23 per cento di quelli finora concessi a questa gente.

La globalizzazione è anche questo.
Per chi volesse conoscere meglio la Mongolia tra steppe e mercato, si consiglia vivamente di seguire la serie Mongolia in transition a cura di NPR (il network radiofonico che riunisce 797 emittenti Usa), da cui è tratto anche questo foto-video reportage sui “Ninjia Miners“.

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