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Addio 2008

 

L’anno bisestile 2008 è prossimo alla fine e non possiamo che salutarlo senza troppi rimpianti e con la speranza che l’anno venturo sia decisivo per iniziare un nuovo corso socio-economico.

Il 2008 è stato l’anno che ha palesato la fragilità ed a volte il delirio del sistema finanziario basato sui due binari paralleli dell’alta finanza e dell’economia reale. Questa dicotomia estremizzata ha portato alla crisi sistemica da cui dobbiamo ancora iniziare ad uscire.

Bene, è il momento di “rimboccarsi le maniche” e avviare una riforma strutturale profonda dal lato finanziario ma anche un’inversione di rotta sullo stile di vita occidentale basato sul consumo sfrenato sostenuto dal credito. Le fonti energetiche non rinnovabili rappresentano il limite più grande a una crescita sostenibile pertanto, nolenti o volenti, dovremo investire in ricerca e sviluppo nel settore energia rinnovabile. Il sole ci offre chiaramente la primaria via da perseguire nell’adozione su vasta scala di sistemi che riescano in qualche modo a raccogliere l’immensa (sovrabbondante addirittura) quantità di energia solare che ogni giorno giunge sulla terra in modo da usarla in sostituzione delle tradizionali fonti energetiche non rinnovabili ed inquinanti, prime tra tutte il carbone, il gas e il petrolio.

Ma non basta perseguire l’impiego di energia pulita per avviare un processo di stabilizzazione economica duratura. È  necessario ristabilire la corretta gerarchia di valori e rimettere ordine nel rapporto tra retribuzione, merito e spesa. L’illusione della felicità che ogni giorno ci “assalta” tramite il media per eccellenza, la TV, deve essere rigettata da dove è venuta ovvero nel nulla. Non possiamo continuare a illuderci che si acquisisca valore rincorrendo un pallone, attività espletabile anche da alcune specie di scimmie, o mostrando le proprie nudità in frivole e diseducative trasmissioni fatte da furbastri o illetterati.

La crisi economica che tanto ci spaventa è il frutto di una crisi più profonda e difficile da comprendere ovvero la crisi socio-culturale post industriale che ha colpito indistintamente l’occidente. Questa crisi dei costumi, dei sistemi di relazione, del rapporto con il territorio e con la propria cultura è sfociata nel culto illusorio e distruttivo dell’apparenza da molti individuato nel modello americano dell’ultimo quarto di secolo e  nella sua emulazione.

Che questi ultimi giorni del 2008 ci facciano riflettere e ci diano il coraggio di affrontare il reale in modo molto più pragmatico e meno illusorio.

Addio 2008 e buon 2009 a tutti.

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