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50 anni di Rolling Stones. La storia di un gruppo che ha rivoluzionato il rock

50 anni di musica e non sentirli

Era una fumosa serata del '62 quando al Marquee nel cuore della Londra musicale si presentarono sei ragazzi dai capelli lunghi e con una passione sconfinata per il blues, la black music americana e il rock'n'roll chitarristico. Passione che trasuda fin già dal nome Rolling Stones, ispirato al nome di un pezzo del leggendario Muddy Waters.

Della formazione di quella sera sono rimasti in due, Michael Philip "Mick" Jagger e Keith Richards, protagonisti assoluti della scena, creatori e ideatori geniali di un filone del rock che sembra non spegnersi mai e, conservando le sue radici, fare del mutamento il cardine del suo successo. Alcuni si sono persi subito, il bassista Dick Taylor e il batterista Tony Chapman, rimpiazzati poco dopo da Bill Wyman e Charlie Watts, alcuni non sono riusciti a non bruciare nel fuoco autodistruttivo del successo come Brian Jones, altri semplicemente non ci sono più come il pianista Ian Stewart, ma i loro nomi sono comunque destinati a rimanere per sempre nella storia della musica.

Ed è una Storia con la s maiuscola, una di quelle fatte di andate e ritorni, dove il destino ci mette del suo più e più volte, basti pensare che Mick e Keith erano vicini di casa da quando avevano 5 anni e che dopo essersi persi di vista per lungo tempo, si reincontrarono su di un treno di pendolari per caso, la voce del gruppo aveva sotto braccio alcuni dischi e da li scoprirono di avere entrambi la medesima passione per la musica d'oltreoceano.

Il resto è cosa nota e non ci interessa più di tanto, non più dei contorni della droga, del sesso e dell'intero panorama che faceva pensare ogni secondo che quello poteva essere l'ultimo concerto, l'ultimo disco, l'ultima frase, perché chi vive così al limite di solito esplode in breve tempo e anche se così è stato per il povero Jones, il duo Jagger e Richards è immortale, indistruttibile. 

"A suo modo, la chitarra elettrica è stata fondamentale per farmi arrivare dove sono, o dove sono arrivati gli Stones. Dove sarei ora senza di lei? Da qualche parte a suonare a un volume terribilmente basso, ancora in attesa di cominciare" e "Io non ho mai avuto problemi con la droga. Ho avuto problemi con la polizia", queste due frasi racchiudono a pieno l'anima di Richard, ribelle, eclettico, a partire dalle sue due chitarre preferite: la Gibson Sg e la Fender Telecaster che lo ha reso famoso per la sua particolare accordatura in Sol (o aperta). Una curiosità poco nota ai più è che poco prima della scomparsa della Whinehouse, l'artista la definì la sua erede spirituale, e l'unica artista contemporanea degna di questo nome. La filosofia di Jagger è sempre stata più moderata, quando moderato significa mettere a paragone la dinamite con una bomba atomica: "Va benissimo lasciarsi andare, finché resti nella condizione in cui puoi riuscire a tornare indietro" ha spesso detto il front man del gruppo che con carisma e passione ha guidato il gruppo (tranne per una parentesi da solista negli anni 80).

Insieme hanno scritto la maggior parte dei loro testi e composto la musica (anche se Mick si occupava più dei primi), il loro rock è sempre stato duro, aggressivo, tagliente, dicotomico tra psichedelic e blues, fra british e hard, sempre pronto a richiamare temi come la sessualità e gli stupefacenti, così trasgressivi da farsi soprannominare "brutti, sporchi e cattivi".

Quello che davvero ci strega è il loro messaggio, quel continuo e costante appello alla libertà e alla ribellione, quell'aggrapparsi alla figura romantica del blues-man sofferente che non cede alle lusinghe della semplicità (due aspetti che segnano una contrapposizione netta con i Beatles). Ogni loro pezzo è studiato con una cura maniacale e insegue la potenza sia a livello testuale che musicale. Il loro grande merito è stato quello di spostare l'attenzione del pubblico di massa sui particolari, sugli assoli di chitarre, sui giri psichedelici (Satisfaction e Simpathy for the devil sono solo due esempi in un mare vastissimo), di quale altro gruppo si sente canticchiare più il riff del ritornello, come loro solo gli Who (tra l'altro Richard ha dichiarato di essersi ispirato a Townshend, per lo stile di alcuni pezzi, oltre ad assere entrambi rappresentanti del movimento Mod) che però non trovano né la loro continuita nel tempo né la loro mole di lavoro.

Canzoni come Brown sugar, Angie, Honky Tonk Woman, Wild Horses, hanno sicuramente segnato la vita di molti, facendo da colonna sonora ai momenti più importanti e a chi li accusa di essere dei nonni che non si rassegnano, che il rock è roba da giovani, loro rispondono nell'unico modo in cui sanno farlo: suonando. E noi gli rispondiamo come ci hanno insegnato loro: tanti auguri per i vostri primi 50 anni di musica, it's only rock'n'roll (but "we" like it).

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.66) 18 luglio 2012 03:31

    Io sono fan dei ROLLING STONES sin dal 1964.
    Li ho visti , nella prima formazione originaleaMilano nel 1967,poi nel 1970,poi nel 1982, poi nel 1990, nel 1995, nel 1998,nel 2003, 2006 e nel 2007.
    Sono ilpiuu´ grande gruppo rock dell´universo,aspetto ancora che qualcheduno li superi, ma non vedo nuovi astri del rock.
    THE ROLLING STONES forver.
    Alex Schiavi rolloingstoniano dellaprima ora (almeno in Italia).

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