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300 migranti morti in mare, per Amnesty International l’Unione europea si deve vergognare

Almeno 300 migranti sono morti al largo dell’isola di Lampedusa e Amnesty International ha testualmente dichiarato che l’Unione europea e i suoi stati membri “devono abbassare la testa per la vergogna”.

Infatti secondo Amnesty si stanno verificando le prevedibili conseguenze dell’assenza di una sostituzione adeguata dell’operazione di ricerca e soccorso denominata “Mare nostrum”, da parte dell’Unione europea.

In un comunicato Amnesty International rileva poi che, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero dei migranti irregolari giunti via mare nel gennaio 2015 è aumentato del 60% rispetto a un anno prima, quando Mare nostrum era in funzione.

Questo rende priva di senso la tesi che l’operazione di ricerca e soccorso in mare di cui tanto è stata celebrata la fine avesse incoraggiato i migranti a intraprendere viaggi pericolosi nel Mediterraneo.

E nel comunicato di Amnesty si può ancora leggere: “L’operazione dell’Unione europea denominata Triton, definita come avvicendamento di Mare nostrum, non è finalizzata alla ricerca e al soccorso in mare, non opera di norma in acque internazionali e risulta significativamente ridotta come margine d’ampiezza”.

E John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty internazionale ha osservato: “Basta fare una semplice equazione: se le persone che intraprendono viaggi pericolosi aumentano e le risorse destinate alla ricerca e al soccorso diminuiscono, vi sarà un numero maggiore di morti”.

Dalhuisen poi, riferendosi alla morte dei 300 migranti, ha così concluso: “Se gli stati membri dell’Unione europea non s’impegneranno ad aumentare significativamente le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tragedie come queste non potranno che moltiplicarsi”.

Io sono completamente d’accordo con quanto sostenuto da Amnesty International.

Se le operazioni di soccorso, promosse dall’Unione europea, non diventeranno di nuovo adeguate rispetto alle necessità, è inevitabile che il numero dei migranti che moriranno nel mar Mediterraneo crescerà in misura considerevole. E’ del tutto evidente che ciò non sia sufficiente.

E’ necessario anche ridurre il numero di quanti affrontano dei viaggi molto pericolosi dall’Africa verso l’Europa, intervenendo, ad esempio, per modificare la situazione che attualmente caratterizza la Libia, che favorisce, oggettivamente, le migrazioni.

Ma, nel frattempo, le operazioni di soccorso devono essere efficaci.

E, attualmente, efficaci non sono, rispetto a quanto sarebbe necessario.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.162) 12 febbraio 2015 13:25

    Tira e molla >


    Molti affermano che senza Mare Nostrum avremmo avuto migliaia di vittime tra gli emigranti provenienti dalle coste africane. Nessuno ricorda (?) che nel frattempo sono stati conteggiati oltre 1.900 tra morti e dispersi, di ogni razza ed età.

    Tanto meno fa riflettere il fatto che quasi tutti erano ammassati su dei natanti non in grado di affrontare la traversata e arrivare in vista delle nostre coste.


    Eppure questo è il punto.

    Per un verso non è interesse dei trafficanti e scafisti trasformare la traversata in una “strage” quasi scontata. Dall’altro si sa che cercano di aumentare i guadagni “lucrando” sul tipo di natanti impiegati e sulle quantità di carburante.

    In pratica.

    Una cosa è attrezzarsi per la traversata di tutto il Canale di Sicilia. Ben diverso è poter mettere in conto un più che probabile intervento di soccorso a qualche miglio dalle coste africane.


    Qui sta la questione.

    Prendere cioè atto che l’operare a livello di acque internazionali non è certo la strategia migliore. Se non è un modo di “semplificare” il lavoro dei trafficanti, di sicuro non serve a “contrastare” il loro business.

    Una efficace azione di contrasto può realizzarsi solo intervenendo sul terreno e/o comunque a ridosso delle zone d’imbarco.


    Quando in ballo ci sono così tante vite umane non basta essere animati da un forte spirito di solidarietà. Non è una partita a tira e molla.

    Focalizzare le “specificità” di tali eventi drammatici è come dare risposta alla Legenda per un Delitto

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