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20 settembre, la Palestina all’Onu. L’Italia voterà no. Fermiamo il Governo italiano

Sarò breve. Vorrei inveire. Vorrei incazzarmi. Vorrei tante cose. Ma sarò breve.
 
Mentre si avvicina la fuga del premier, verso destinazione nota, chiamala se vuoi Panama; mentre le banche e gli industriali scrivono la manovra finanziaria e portano nella Costituzione il pareggio del bilancio, nel nome del quale ogni limitazione dei diritti sociali è possibile e come sempre accade, si comprenderà la gravità di tale misura quando non la si potrà più fermare, salvo urlare al vento; mentre avviene tutto questo succede che il 20 settembre i palestinesi sono pronti a presentare la candidatura ufficiale del loro stato all’ONU. La fonte è il ministero degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese
 
Verrà chiesto il riconoscimento delle frontiere di prima della Guerra dei 6 giorni, includendo tutta la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme est
 
Sarebbero 140 i paesi pronti a sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, in occasione della Assemblea generale prevista per tale storica data. Temuta dallo Stato israeliano.
 
Però probabilmente tale sforzo rischia di esser vano, dal punto di vista formale, perché gli USA hanno già dichiarato di voler ricorrere al veto. in sede di Consiglio di Sicurezza In ogni caso, veto o non veto, non vedo il perché il Governo italiano debba, come già annunciato, pronunciarsi negativamente su tale atto palestinese. Quanto meno non nel nome del popolo italiano.
 
Su una questione così importante e delicata, come minimo dovrebbe esser richiesta una consultazione popolare, visto e rilevato e considerato che la sovranità sarebbe popolare. Ovviamente ciò non accadrà mai. Sia per ragioni tecniche che politiche.
 
Propongo a tutta la rete, di accogliere e divulgare tale appello: ovvero di sollecitare formalmente il governo italiano, a non pronunciarsi negativamente sul riconoscimento dello Stato della Palestina. Ed in subordine che un eventuale parere negativo non venga espresso nel nome né della Repubblica italiana, né nel nome del popolo italiano, stante l'assoluta mancanza sia d'informazione preventiva, che di consultazione popolare.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.38) 13 settembre 2011 08:54

    Il diritto palestinese a farsi Stato è indiscutibile. Farlo bypassando la trattativa con gli israeliani invece è molto discutibile. Farlo poi inglobando Hamas che Israele lo vuole "porre nel nulla" (carta fondativa di Hamas) è foriero di ulteriori futuri disastri. Scaricare tutte le colpe sui governi israeliani (questo in particolar modo) è comprensibile, ma anche molto facile perché assolve all’istante tutte le parti palestinesi che nei decenni si sono succedute (cioè ANCHE i guerrafondai, i corrotti, i terroristi, i manovrati, i burattinai e i burattini). La realtà invece è un po’ più complessa. Quando poi si parla chiaramente di ’frontiere di prima della guerra dei sei giorni’ (cioè della linea armistiziale del ’48 che è mai stata un confine) ci si infila da soli in una strada senza uscita. Che piaccia o no con i cinquecentomila ebrei che vivono nelle colonie ormai bisogna farci i conti, pensare semplicemente di sloggiarli sarà molto gratificante dal punto di vista della ’giustizia’, ma pragmaticamente è demenziale. Da qui, di nuovo, la necessità della trattativa e, di nuovo, il problema di hamas...(e anche, ovvio, di nethanyahu)

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