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20 anni di Libera con don Luigi Ciotti

Si è svolta il 21 marzo, a Bologna, la ventesima edizione della giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, promossa dall’associazione Libera, presieduta e fondata da don Luigi Ciotti.

Ma l’edizione di quest’anno ha assunto un significato particolare. Infatti nel 2015 Libera compie 20 anni. Fu fondata infatti il 25 marzo del 1995. Ho ritenuto opportuno, per individuare le motivazioni alla base della nascita di Libera, riportare alcune dichiarazioni di don Ciotti, pronunciate in un seminario svoltosi presso l’università statale di Milano.

Don Ciotti ha affermato: “C’era la necessità di fare di più, essere più presenti e vicini in certi territori, non lasciare mai più solo chi era in prima linea nella lotta alle mafie. Era necessario far prendere coscienza all’intero Paese, che non poteva più soltanto commuoversi, doveva muoversi”.

Don Luigi ha poi così proseguito: “All’anagrafe, Libera nasce il 25 marzo 1995, ma dopo le stragi del 1992 era già tutto chiaro. Cosa potevamo fare concretamente? Scegliemmo come prima cosa di star vicini ai familiari delle vittime, persone che ancora oggi avrebbero l’autorità per scegliere una data della memoria, il 21 marzo, mentre certi politici si oppongono. Raccogliemmo, poi, la lezione di Nino Caponnetto, secondo cui la scuola spaventa la mafia più della giustizia, iniziando ad andare negli istituti, nelle università come avviene anche oggi”.

E don Ciotti ha poi rilevato: “Il terzo sogno era quello di Pio La Torre, la famosa legge Rognoni-La Torre sulla confisca e il riuso sociale dei beni sottratti ai mafiosi. Volevamo iniziare la raccolta firme a Corleone, la stessa Corleone dove si erano incontrati Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma non fu possibile. Tornammo dopo pochi mesi e riuscimmo finalmente a far firmare la nostra proposta di legge, poi divenuta realtà, grazie all’aiuto di persone straordinarie come Saveria Antiochia”.

E gli obiettivi futuri?

Così li ha indicati sempre don Ciotti: “Una lotta dura e infida percorre l’Italia. Una lotta che, come nessun’altra, deciderà della sua storia, delle sue forme economiche e civili, della sua democrazia. E’ quella tra lo stato di diritto e la criminalità mafiosa. E’ in atto una guerra invisibile alla carta universale dei diritti umani e alla nostra Costituzione. Niente sarà più come prima, la povertà sempre più diffusa è un effetto della cattiva politica, ma la cattiva politica non è altro che complicità morale delle mafie. Una politica senza coraggio è gestione del consenso. L’Italia non può più permetterselo, c’è una Liberazione da completare. Va sconfitta la piattezza culturale, il cinismo. Dobbiamo unirci, rinforzare il ‘noi’.

Non è, dopo 20 anni, una strada facile, ma è l’unica percorribile”.

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