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1.000 licenziamenti dell’Alcoa in Sardegna

In Sardegna c’è un tasso di disoccupazione molto alto. Ciò non sembra interessare alla proprietà della multinazionale dell’alluminio Alcoa. Infatti è più che probabile la chiusura dello stabilimento di Portovesme, nel sud ovest della Sardegna. Sono possibili quindi circa 1.000 licenziamenti, 500 dei quali nelle aziende dell’indotto. Infatti l’Alcoa ha annunciato la riduzione delle capacità produttive o la fermata delle attività in tre stabilimenti in Europa: uno è in Italia, a Portovesme, gli altri due in Spagna, a La Coruna e Aviles. L'obiettivo, spiega la multinazionale Usa, è di completare il piano entro la prima metà del 2012.

Gli stabilimenti in Sardegna e Spagna “sono – ha sottolineato l'azienda - tra i siti con i più alti costi nell'ambito del sistema Alcoa”. A Portovesme, Alcoa inizierà il processo di consultazione per chiudere permanentemente l'impianto. La Coruna e Aviles sono pianificate come fermate parziali e temporanee. Al via da subito le consultazioni con i rappresentanti sindacali e le istituzioni governative. Oltre alle chiusure e alle riduzioni, Alcoa intende accelerare il piano per ridurre il costo delle materie prime impiegate nel suo business dei prodotti primari e modificherà la capacità di tutto il suo sistema di raffinazione globale per rispondere alla domanda interna e alle condizioni dominanti di mercato. Le riduzioni o le fermate corrispondono a 240.000 tonnellate, ovvero circa il 5% della capacità totale di produzione di Alcoa.

La capacità di Portovesme è di 150.000 tonnellate, mentre La Coruna e Aviles producono rispettivamente 87.000 e 93.000 tonnellate all'anno. Secondo l'azienda, le decisioni assunte contribuiranno all'obiettivo a lungo termine di Alcoa di migliorare di 10 punti percentuali la sua posizione nella curva dei costi di produzione dell'alluminio a livello mondiale. Questa azione aumenterà anche la competitività di Alcoa nell'attuale condizione di volatilità dei prezzi del mercato dell'alluminio, diminuiti di oltre il 27% dal picco nel 2011.

Subito le prime reazioni da parte dei sindacati. “Il Governo intervenga per evitare la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme”. A chiederlo sono il segretario nazionale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli e Sandro Pasotti, coordinatore nazionale, dopo che è stata annunciata agli analisti e alle rappresentanze sindacali la decisione dell'Alcoa “di un pesante taglio del 12% della sua capacità produttiva mondiale e dei suoi ‘assets’ produttivi corrispondenti al 7,5% in Usa e al 5,5% in Europa. Ciò corrisponde in Europa alla chiusura di due stabilimenti in Spagna e a Portovesme in Sardegna”. La decisione annunciata, hanno sottolineato i due sindacalisti, “rischia di rappresentare l'innesco di una bomba sociale in un territorio come il Sulcis e la Sardegna già gravata da pesanti problemi”. Questa volta, hanno rilevato, “Alcoa, non ha accampato l'alibi dell'energia, tema che, peraltro, ha una soluzione almeno fino a dicembre e con le precondizioni di proroghe per il periodo successivo. L'azienda sostiene che lo stabilimento di Portovesme ha costi eccessivi e che genera perdite. Per ridare stimolo ai prezzi dell'alluminio (oggi 2.893 per tonnellata) e per ridurre i suoi costi il presidente e “ceo” del gruppo Klaus Kleinfield ha presentato un piano di riduzione di 531.000 tonnellate di produzione. Rispediamo al mittente ogni ipotesi di chiusura di Portovesme”.

“Abbiamo dato tutte le disponibilità a trovare ogni strada per accrescere l'efficienza dello stabilimento, financo lo scorso 15 novembre nell'incontro tenuto al ministero dello Sviluppo Economico. Non accettiamo la logica liquidatoria di attività produttive fondamentali. Alcoa ha una responsabilità oltre che con i lavoratori e il sindacato italiano, anche con il nostro Governo, come sottoscritto nell'accordo del 17 maggio 2010. Pertanto chiediamo all'azienda di interrompere ogni iniziativa e chiediamo un urgente coinvolgimento del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera e del premier Mario Monti”, hanno concluso i sindacalisti.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.239) 11 gennaio 2012 23:47
    Renzo Riva

    Per favore!
    Dott. Borrello,
    La voce A3 della bolletta elettrica nel Gennaio 2009 era pari a circa 12 Euri/MW.
    Nel Gennaio 2010 lievitò a oltre 15,50 Euri/MW.
    Nel Gennaio 2011 arrivò a oltre 20 Euri/MW.
    Nel Gennaio 2012 è schizzata a 36 Euri/MW.

    POTENZA DELLE ENERGIE RINNOVABILI CHE FANNO CHIUDERE LE AZIENDE ENERGIVORE E NON.

    PER NON CHIUDERE GLI IMPRENDITORI SONO OBBLIGATI A COMPENSARE I MAGGIORI COSTI ENERGETICI CON LA RIDUZIONE DEI SALARI E DEGLI STIPENDI.

    http://4.bp.blogspot.com/-4Qcae_fLn...

    Quanto da lei scritto:
    "Alcoa ha una responsabilità oltre che con i lavoratori e il sindacato italiano, anche con il nostro Governo, come sottoscritto nell’accordo del 17 maggio 2010."
    non tiene in conto le modifiche intervenute nei prezzi dell’energia e dell’intervento della CE che richiamò l’Italia per violazione della libera concorrenza per aver praticato tariffe "ad personam" ad Alcoa.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.68) 12 gennaio 2012 22:07
    Renzo Riva

    PER UN ERRORE RIPORTO L’INTERO COMMENTO CON

    l’errata corrige in neretto:

    Per favore!
    Dott. Borrello,
    La voce A3 della bolletta elettrica nel Gennaio 2009 era pari a circa 12 Euri/MWh.
    Nel Gennaio 2010 lievitò a oltre 15,50 Euri/MWh.
    Nel Gennaio 2011 arrivò a oltre 20 Euri/MWh.
    Nel Gennaio 2012 è schizzata a 36 Euri/MWh.

    POTENZA DELLE ENERGIE RINNOVABILI CHE FANNO CHIUDERE LE AZIENDE ENERGIVORE E NON.

    PER NON CHIUDERE GLI IMPRENDITORI SONO OBBLIGATI A COMPENSARE I MAGGIORI COSTI ENERGETICI CON LA RIDUZIONE DEI SALARI E DEGLI STIPENDI.

    http://4.bp.blogspot.com/-4Qcae_fLnMk/ToypaTGsggI/AAAAAAAAAPE/K4F2RVPjdeY/s1600/A3_.jpg

    Quanto da lei scritto:
    "Alcoa ha una responsabilità oltre che con i lavoratori e il sindacato italiano, anche con il nostro Governo, come sottoscritto nell’accordo del 17 maggio 2010."
    non tiene in conto le modifiche intervenute nei prezzi dell’energia e dell’intervento della CE che richiamò l’Italia per violazione della libera concorrenza per aver praticato tariffe "ad personam" ad Alcoa.

  • Di (---.---.---.51) 19 gennaio 2012 00:44

    Renzo Riva: quinta elementare o giù di lì, vero? Si dice Euro sia al singolare che al plurale (non può trattarsi di una svista dal momento che ripete l’errore anche nell’errata corrige, in neretto ... e anche in altri suoi commenti). Purtroppo capita spesso di vedere l’ignoranza in cattedra!

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