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L’ululato del Cavaliere

Come al solito la miglior difesa è l’attacco, e chi, con questa tecnica si è garantito 20 anni di impunità, continua contro la sentenza della Corte Costituzionale che ha ovviamente difeso la Costituzione dal tentativo di infrangere il principio della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Il dittatore mancato che voleva l’impunità per legge (“ad personam”) è stato ridimensionato e dovrà subire regolare processi.

Le sue accuse a tutto e a tutti ormai suonano come un disco rotto, sono una sceneggiata sentita troppe volte. Ridicole e patetiche le proteste contro una stampa di sinistra egemone, in un paese dove ciò che conta è la TV e lui è un monopolista che controlla 5 canali nazionali su 6.

Eppure non avrebbe tanto da lamentarsi.

Esibisce un sondaggio che gli garantisce il 70% di consenso popolare, definisce i processi che lo aspettano a Milano una farsa, e con i collegi di avvocati che mette in campo che paura ha?

Ha di fronte una “sinistra sparita” impegnata in un eterno e temporalmente inopportuno congresso in cui emergono divisioni che possono portare a scissioni importanti, e non si vede l’ombra di un rinnovamento della sua nomenklatura, quindi nessun timore di affrontare eventuali elezioni anticipate.

Le manovre di Fini, Montezemolo, Casini appaiono ancora in embrione e l’impressione è che siedano in panchina aspettando un eventuale aggravarsi della crisi economica per proporre la “novità” di un grande centro appoggiato dal Vaticano.

Non solo, ma i tempi biblici dei processi italiani, matematicamente lunghi, fino alla prescrizione, quando si tratta di processi che riguardano i potenti, tutelano per molti anni il Cavaliere che può portare a termine la sua missione storica, che è quella di rimanere impunito e manovrare a favore delle sue aziende.

L’unico che lo può fronteggiare e affondare è Di Pietro, ma solo se gli italiani cominceranno a ragionare come Berlusconi, ossia partendo dai loro interessi, che non coincidono con quelli del sultano, che minimizza la crisi e la disperazione dei disoccupati.

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