Il pluralismo: questo sconosciuto

Hanno torto tutti e se si vuole parlare seriamente di pluralismo bisogna farlo con metodo e con passione democratica.
Cominciamo a separare le reti televisive dai giornali.
Le frequenze nazionali sono di proprietà dello Stato. Uno Stato democratico, in quanto costituito da una pluralità di partiti e movimenti organizzati, deve offrire queste frequenze, gratis, ai principali soggetti partecipativi della nostra democrazia, che oggi sono i 4 principali partiti (Lega, Italia dei valori, PD e PDL), i sindacati,
Pluralismo significa dare visibilità ai soggetti organizzati di peso notevole, che esprimono culture ed interessi diversi, che autogestiscono la propria immagine, senza affidarsi a “professionisti” terzi, che danno interpretazioni cervellotiche e non la realtà, con il linguaggio vero dei protagonisti e con la rappresentazione autentica dei problemi.
La soglia del 4% in politica ci ha dato solo 4 partiti, la soglia di 500.000 iscritti ad un movimento organizzato e controllato può darci il giusto numero di soggetti sociali a cui assegnare una frequenza televisiva nazionale.
Questo è il pluralismo. Berlusconi, Murdoch, La7, ecc., non sono pluralismo, sono una oligarchia, esattamente come negli Usa che hanno 50 televisioni private, tutte di proprietà di multinazionali.
La oligarchia delle TV commerciali non deve avere frequenze nazionali, ma solo regionali e con regole che impediscano concentrazioni e monopoli.
Per i giornali la questione è molto diversa. Anzitutto il loro peso ed influenza nei ceti popolari è quasi zero, al contrario di quello televisivo che è enorme, comunque sono tutti o quasi in mani private e ognuno è legato ad una parte politica, di giornali “indipendenti”, con tutta la buona volontà non sarei in grado di citarne nemmeno uno.
I giornali pesano non per il numero dei loro lettori, ma quando le loro notizie, confezionate ad arte, rimbalzano in TV, dove, guarda caso, sono onnipresenti i loro direttori, che sono lì a far politica e non per informare. Senza la sinergia con le televisioni verrebbero chiusi.
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