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Il Cavaliere disperato

"Sono disperato, quello che faccio mi fa schifo, da 8 settimane non prendo un giorno di riposo, se potessi lascerei tutto”. Questa l’esternazione di Berlusconi nel bar del teatro Quirino a Roma.

Anche noi siamo disperati per subire da 15 anni un ridicolo populismo, le promesse di governi miracolosi, le vanterie per le vittorie del Milan e per i soldi fatti, l’esibizione ostentata del suo gallismo, l’impunità per tutte le sue malefatte fino alla enormità del “lodo Alfano”.

Cavaliere, tenga conto della sua disperazione e della nostra e cambi vita!
Ho però l’impressione che il vecchio piduista non sia stanco della politica (è stato l’intreccio fra affari e politica che gli ha dato il monopolio delle TV) ma che intraveda un paio di temporali nel suo orizzonte:




- uno è quello del possibile acuirsi della crisi economica che non può essere fronteggiata se non con un governo di grande coalizione e con l’appoggio del mondo sindacale, e non a colpi di decreto o continuando a bluffare sui reali pericoli della crisi, permettendosi anche di definire “propaganda di sinistra” la richiesta di un assegno di disoccupazione che è un elementare ammortizzatore sociale in quasi tutti i paesi europei. Dopo le mirabolanti promesse elettorali, non essere in grado di fronteggiare la recessione può diventare un terreno molto scivoloso che può trascinare via anche "l’Unto del Signore";


- un’altra perturbazione che seguirà il Cavaliere, come Fantozzi era seguito dalla nuvoletta di pioggia, è la nuova concorrenza, questa volta vera, di SKY che, con acquisizioni di artisti come Fiorello, Panariello, Cuccarini, e forse domani Celentano e Mike Bongiorno, può dare un colpo decisivo ai proventi pubblicitari di Mediaset. I monopolisti si trovano male con una concorrenza vera, un po’ come l’America di fronte alla concorrenza della Cina e dell’India.

Un declino politico per non saper fronteggiare la crisi ed un declino economico delle sue TV, potrebbero essere uno scenario della fine di un’epoca, l’esaurirsi di un fenomeno che segnerebbe anche il fallimento del mito del capo e del potere dei soldi per poter finalmente vedere emergere una nuova classe politica, capace di non farsi mettere i piedi in testa dagl’industriali ed affrontare l’enorme problema dello sviluppo sostenibile con, al primo posto, l’autosufficienza energetica con le rinnovabili e l’autosufficienza della produzione agricola.

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