Hannah Arendt (burocrazia della Vernichtung)
Film fiction ma quasi documentario, a beneficio di chi non sapesse esattamente - come lo scrivente - perché l'ebrea Hannah Arendt fu avversata dai suoi stessi connazionali. Inviata a Gerusalemme dal New Yorker - a New York si era rifugiata con la famiglia e lì era una stimatissima insegnante universitaria e giornalista - a riferire del processo ad Eichmann; si trova davanti un "onesto" esecutore di ordini, si occupava semplicemente, a suo dire, dei trasporti dei deportati, un preciso spedizioniere.
Grande merito dello scrupoloso film della Von Trotta è di inserirvi filmati d'epoca del processo, nei quali in b/n si può osservare l'impassibile imputato dalle cui espressioni si nota la convinzione di aver solo fatto il proprio dovere. La Arendt venne a maggior ragione criticata per le sue idee su quel processo perché era stata una giovane studente innamorata del suo professore Heidegger, e Heidelberg prima della guerra.
Non fece che constatare la famosa "banalità del male", vide un mediocre burocrate nel processo, dal quale molti si aspettarono un processo al nazismo piuttosto che a un uomo. Costui non si sentì colpevole ovviamente, come tanti esecutori dell'annientamento nei lager nazisti, perché aveva "ubbidito a ordini" e "agito secondo legge".
Secondo la Arendt e a ragione sarebbe stato più coraggioso lasciarlo vivere, in prigione ma vivo, un modo per lui stesso e per chi lo giudicava di osservare il male, condanna peggiore della morte (tema riproposto da J.J. Campanella nel "Segreto dei suoi occhi" del 2009).
Accanto al rigore della regista - rigore presente nell'ambientazione e nella fedeltà agli avvenimenti - c'è la superba interpretazione della sua "musa" Barbara Sukowa, decisa e determinata come la Ulriche Meinhof de "Gli anni di piombo".
Il film è attualissimo a tutte le latitudini perché l'umanità è pur sempre incline a "crolli morali" comuni a una massa, abituata ad arte alla "incapacità di pensare", ad una "mancanza di senso" nelle sconcertanti azioni compiute per ordine di qualche condottiero.
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox