Aggiorno con estrema tristezza ed è il caso di dire "desolazione":
Torna in servizio Antonino Schimizzi, l’agente che era stato destituito dalla Polizia di Stato, dopo l’inchiesta “Ricatto” che portò all’arresto di un branco di presunti stupratori di una ragazzina residente a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria.
Lo ha deciso il Tar Lombardia che ha accolto il ricorso dell’agente di
polizia. A darne notizia è “Il Giornale”, in un articolo a firma di Luca
Fazzo.Antonino Schimizzi è il fratello di Davide, quello che la giovane
vedeva come suo fidanzatino e che invece, stando a quanto raccolto dagli
investigatori, si tramutò nell’uomo che diede inizio al suo incubo
durato diverso tempo. Perché furono vari giovani ad abusare di lei, ad
approfittare di quella condizione di ragazzina ormai vessata, che la
fece precipitare in un vortice tremendo da cui, fra grandi difficoltà, è
riuscita a venire fuori.Anche Antonino Schimizzi ebbe un rapporto con la giovane. Fu
lei stessa a rivelarlo. Ma si trattò di un atto consenziente, come disse
la stessa ragazza. «C’è stato però non faceva parte di questo
ricatto. Però ci siamo sentiti, così messaggiato e poi ci siamo visti»,
mise la giovane a verbale. «È stata una cosa… voluta da me e in parte
anche da lui nel senso da me in base al fatto che… dopo questi ricatti,
queste cose che erano successe io non avevo più stima in me stessa.
Diciamo sempre sono una merda, sono cose così».Di certo c’è che il racconto della giovane, sebbene non fece scattare
l’accusa per l’uomo, però provocò comunque una valutazione netta da
parte del gip Bennato, che emise l’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti delle persone indagate: «La giovane parla di consenso, ma la
sua volontà già acerba ed incompleta per età e condizione evolutiva, era
fortemente viziata e mutilata da una condizione di disistima e di
disprezzo per la propria persona e di totale svilimento del proprio
corpo che, invece di prepararsi gioiosamente e correttamente a vivere in
pieno la propria femminilità era stato ridotto (non da lei, ma da un
manipolo di balordi) ad oggetto da usare al soddisfacimento dei propri
brutali e patologici istinti sessuali. Se tuttavia non vi sono elementi
per collocare il rapporto sessuale quando la ragazza era
infraquattordicenne, né per ritenere che la stessa fosse stata comunque
costretta a consumarlo, non vi è dubbio che Antonino Schimizzi,
vi è più a cagione della professione di poliziotto, fosse pienamente a
conoscenza degli abusi subiti dalla minore».Ma il ruolo di Antonino Schimizzi venne fuori, invece, quanto
ai consigli dati al fratello Davide, che temeva di essere coinvolto
nella vicenda dello stupro. Questi, infatti, chiese lumi al
fratello poliziotto sul comportamento da tenere nel caso in cui fosse
stato chiamato in caserma dai carabinieri, dopo le parole della ragazza.
«Si vabbè, può andare avanti con quello che vuole. Allora tu – disse il
poliziotto al fratello – in ogni qualsiasi caso ti chiamano, tu vai e
dici io non mi ricordo niente! Perché no! Gli devi dire che quando mi
chiamate in giudizio poi ne parliamo, adesso a titolo informativo non vi
dico niente! E scrivete quello che volete! Non ho nulla da dichiarare!
Esattamente così! Così gli devi dire! Davide non fare u stortu, così gli
devi dire, perché altrimenti ti fanno fare, ehm ti danno un’altra cosa,
tu non gli dire niente, perché se gli dici qualcosa fanno un’altra cosa
loro, capito? E poi rompono i coglioni!».Parole che costarono a Schimizzi, nel gennaio di un anno fa, la
destituzione dal servizio perché, secondo la polizia di Stato, con i
suggerimenti al fratello «ha denotato l’assenza dei valori di
lealtà, rettitudine e abnegazione che devono rappresentare il patrimonio
genetico di ogni appartenente alla polizia di Stato». Una
decisione dura a cui Schimizzi non si è rassegnato. Ed il Tar della
Lombardia gli ha dato ragione. Perché? Per i giudici amministrativi,
quando ebbe quei rapporti sessuali con la ragazzina, non era in polizia
ma nell’esercito. Mentre sul versante dei consigli dati al fratello, la
decisione del Tar sembra non affrontare direttamente la questione.
Mentre il branco oggi si trova a processo davanti al Tribunale di Reggio
Calabria, Schimizzi può tornare a fare il poliziotto. Almeno in attesa
di una decisione definitiva.Consolato Minniti
http://lacnews24.it/cronaca/stupro-...