Occhio !! >
La
cittadinanza non è una medaglietta o una catenina d’oro di “ornamento” per un
bimbo/a, figlio di genitori stranieri, di cui volendo possa disfarsi appena
maggiorenne.
Equità e giustizia sociale vogliono che chiunque risieda per anni
in modo regolare e stabile nel nostro paese abbia il “diritto” di usufruire del
collettivo sistema di istruzione e offerta professionale, nonché di beneficiare
dell’assistenza sanitaria e sociale necessarie.
Per conseguire questo risultato
non occorre conferire lo “status” di cittadino ad un infante.
Ancora. Lo “jus
sanguinis” è il simbolo, il retaggio
storico-culturale di una realtà partecipata che accumuna e “identifica” l’intero
paese. E’ sentirsi “orgogliosi” di essere italiani.
Per i nuovi arrivati non
può diventare una “gratifica”, concessa pro tempore e per interposta persona,
soggetta a futuri “liberi” ripensamenti.
DEVE essere l’imprimatur di un
percorso scelto, voluto e implementato per una più che convinta integrazione. E
il passo finale compiuto con la maggiore età.
Anche perché ricevere tale status
oltre ai “diritti” implica dei sostanziali “doveri” (ad es. Art 52
Costituzione).
Ergo. Al limite basta adottare una specifica dicitura che qualifichi l’attenzione
ed il rispetto dovuti a dei “predestinati” futuri cittadini.
Nessuno ha il
mandato di “snaturare” il valore e il significato di Parola e Merito …