Controvento >
Spesso e
volentieri i media (tv, stampa, …) indulgono nello “sfruttare” un fenomeno
tanto noto quanto scontato. La facile presa e l’alto coinvolgimento
dell’opinione pubblica per notizie dai contenuti a forte impatto emotivo.
Processo iterativo che evolve autoalimentandosi.
Due esempi d’attualità.
Dopo
l’attentato di Parigi è tutto un continuo proliferare di articoli e servizi
riguardanti la scoperta di “potenziali” ulteriori cellule di militanti e
fiancheggiatori presenti in vari paesi d’Europa. Diventa altresì sospetto ogni “incidente”
verificatosi presso strutture e luoghi simbolici.
Il tutto con un effetto di
propaganda e di allarmismo sociale che va oltre le più rosee aspettative delle
forze fautrici dell’espansione del fondamentalismo islamico.
Ancora.
Per più
giorni si è riproposto il video scioccante delle due ragazze italiane
sequestrate in Siria. Dando altresì ampio spazio ai “toccanti” propositi
umanitari della loro missione.
Azione che, sull’onda della solidarietà popolare,
per certo è servita ad alzare la posta in gioco (riscatto).
Di più. Il ritorno
in patria ha innescato un acceso e dirompente dibattito.
Non solo su certe modalità
attuative, a dir poco avventate, ma anche sull’effettive finalità perseguite
dalle ragazze.
Ergo. Fornire una chiara, esauriente e suffragata informazione è
compito altamente meritorio.
Far leva sulle componenti emotive significa adescare,
scientemente, i Travolti dalle Informazioni …