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Commento di Persio Flacco

su Donna da Raqqa, Isis è terrore ma Asad non è alternativa


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Persio Flacco 20 dicembre 2014 21:27

"Isis è terrore ma Asad non è alternativa". Onestà intellettuale vorrebbe che i termini della proposizione fossero invertiti: Assad è oppressione ma l’alternativa è l’ISIS.
Se il regime cadesse, come è caduto in metà della Siria, chi fermerebbe lo Stato Islamico, quelli che a malapena oggi riescono a contenere il suo attacco ad una cittadina curda in mezzo al deserto? I ribelli democratici? Non prendiamoci in giro su questioni drammatiche come il futuro della gente di Siria. Se il regime cadesse nulla e nessuno potrebbe impedire che la Siria diventi lo Stato Islamico. La Siria e poi l’Iraq, e poi?

In realtà le potenze straniere che hanno pesantemente influito sulla genesi e sull’incancrenirsi della crisi siriana hanno avuto, e forse ancora hanno, la possibilità di aiutare la Siria e il suo popolo ad uscirne senza rimanerne distrutti.

Non dovrebbe essere necessario ricordare che dal 2012 in Siria vige una costituzione pluralista e democratica; che la carica di presidente, da ereditaria qual’era, è diventata elettiva a suffragio universale; che ora è consentito a qualsiasi istanza politica di presentare i suoi candidati rappresentanti in parlamento.

Si può certamente sostenere, e con qualche ragione, che l’applicazione di queste norme costituzionali dipende dal regime; che il regime potrebbe, esercitando il potere che ha su ciò che rimane della Siria, vanificare ciò che esso stesso ha voluto fosse scritto nella legge fondamentale dello stato.

Giusto. Ma se al regime, nelle precarie condizioni in cui si trova, venisse offerta l’alternativa tra il disastro della caduta e la possibilità di diventare una delle forze politiche che condividono il potere di governo, cosa giustifica la sicurezza che non accetterebbe? Come potrebbe rifiutare accampando quei diritti di sovranità che, almeno formalmente, ancora oggi può vantare, se rifiutasse apertamente la legalità democratica?

Non potrebbe rifiutare, e la Siria avrebbe almeno una possibilità di uscire dalla crisi pacificamente.

Quelli che si occupano della crisi siriana dal punto di vista umanitario dovrebbero essere ben coscienti che il maggior crimine contro l’umanità che si possa commettere nei confronti del popolo siriano è quello di lasciarlo nelle mani dell’ISIS. Qualunque soluzione alternativa, per quanto sia piccola la possibilità di successo, dovrebbe essere tentata.

Sempre che al primo posto vengano messi i diritti umani del popolo siriano e non l’interesse geopolitico di qualche potenza straniera a liquidare, a qualsiasi prezzo, un regime ritenuto scomodo.


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