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Commento di Persio Flacco

su "Senza proprietà non c'è libertà. Falso!". Un libro Laterza di Ugo Mattei


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Persio Flacco 6 settembre 2014 23:07

In senso molto generale si può definire la proprietà come il potere di disporre di una cosa in modo esclusivo e totale.

Il concetto di proprietà ha senso se esiste la possibilità che la cosa in questione sia contendibile, altrimenti non avrebbe senso poggiarlo sul termine "potere", che implica la capacità dell’individuo di imporre la disponibilità esclusiva sulla cosa, cioé di negare la pretesa di un altro soggetto di disporre della stessa cosa.

Ad esempio si applica al caso di un predatore che esercita il potere di interdire ad altri predatori la possibilità di godere del suo territorio di caccia. Non avrebbe senso nel caso in cui non vi fossero altri predatori che pretendano di usufruirne.

Nei gruppi formati da esseri sociali, regolati da norme di comportamento che consentono l’esistenza del gruppo stesso, la proprietà inizia a prendere la forma di un "diritto" nella misura in cui gli altri membri del gruppo riconoscono all’individuo il potere di disporre in modo esclusivo e totale di una certa cosa astenendosi dal contendergliela.

La proprietà diventa quindi un diritto quando il gruppo sociale riconosce all’individuo la facoltà di disporre in modo esclusivo e totale di una cosa senza che questi debba esercitare un potere suo proprio.

Nelle società umane la proprietà è un diritto dell’individuo riconosciuto, sancito e regolato dalle norme del patto sociale.

In altri termini: la proprietà deriva dal riconoscimento di un diritto in capo all’individuo da parte della società.

E poiché sarebbe contraddittorio che la società riconoscesse un diritto individuale che per essa fosse nocivo, se ne conclude che la società riconosce come utile il diritto di proprietà individuale nei limiti e nelle modalità di godimento da essa stabiliti.

Tutta questa lunga premessa serve per affermare un principio: il diritto di proprietà individuale non ha nulla che trascenda la società che lo riconosce e sussiste nella forma e nelle modalità di godimento da essa stabilite e fino a quando lo riconosce utile.

Il diritto di proprietà, dunque, attiene alla sfera delle libertà individuali, ma nella misura e con le modalità di godimento stabilite dalla società.

L’individuo che rigetti questa condizione può porsi fuori dalla società, oppure può porsi contro di essa, fondando la proprietà non sul diritto ma sul suo potere di imporla.

E questo è ciò che avviene oggi: un piccolo gruppo di individui impone alla società il suo potere di disporre in modo esclusivo e totale delle cose al modo che gli è più congeniale.

Ricordo a questo proposito con quale efficacia è stato contrastato e sconfitto il movimento Occupy Wall Street, al quale lo stesso presidente degli Stati Uniti: Barack Obama, aveva espresso simpatia e comprensione.

Il Movimento rivendicava esattamente questo: la società può, e deve, porre limiti al diritto di proprietà affinché questo non divenga dannoso per essa.

E’ stato sconfitto.


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