Fuorigioco >
Renzi tiene a sottolineare che non
sarà la Troika, la Bce o la Commissione UE a decidere quali riforme fare e
come. Tutto scontato.
Dovrebbe infatti sapere che detti Organismi intervengono
solo su previa richiesta di uno Stato ormai all’insolvenza. (Intervento subordinato
a vincoli e “sacrifici”)
Come sa che l’ultimo vero centro decisionale è il
Consiglio dei Capi di Stato. E’ risaputo altresì che le “raccomandazioni” della
Bce intendono “allertare” uno Stato membro sulle azioni da promuovere per non diventare
“facile bersaglio” della speculazione finanziaria.
Ancora.
A luglio, davanti al
Parlamento europeo, Renzi si è proposto come “giusto erede” dei padri fondatori
e del loro sogno degli Stati Uniti d’Europa.
Ora si inalbera quando Draghi auspica
dei passi in avanti verso l’integrazione/omogeneizzazione delle varie normative
statali in tema di economia e finanza. Salto di qualità che, come è ovvio, implica
la cessione di corrispondenti quote di sovranità da parte dei singoli Stati.
In
conclusione.
Un soggetto non diventa “ammirevole” perché non rischia al gioco i
beni di famiglia e un politico non diventa statista perché non porta il proprio
paese al collasso.
La strategia di Renzi ha un’unica matrice.
Difendere in ogni
modo la sua immagine di principe dei “riformatori”. La storia insegna che la
Febbre del Tribuno non conosce remore o limiti fino …