Mimesi verbale > Ovvero la capacità di “avvalorare”
tutto ed il contrario di tutto in modo da poter addebitare le discrasie al fraintendimento
degli interlocutori.
Renzi, parlando alla Direzione PD, ha dato ulteriore prova
di questa sua “peculiarità”.
Da un lato ha ben rimarcato la “cifra” di un
risultato elettorale “storico” (dal 2009). Dall’altro non ha tentato neppure un
abbozzo di analisi politica su cotanto inaspettato margine di “distacco” legato
al precoce “smottamento” (scomparsa) di altri partiti.
E ancora. Se per un
verso ha tenuto a ribadire che non si è trattato di un “referendum sul governo”
(maggioranza nata con Letta), dall’altro ha insistito nel subordinare il
“radicamento” dell’attuale livello di consensi alla piena “convergenza” di
tutte le componenti (correnti) del PD.
Obiettivo sempre lo stesso. La riuscita
dell’azione riformatrice da lui avviata e del pacchetto di interventi da lui “dettati”.
Tutto nel rispetto dei tempi da lui “scadenzati”.
In sintesi. Per lanciare annunci
e promesse e per seminare speranze basta una “faccia”, la sua. Per corrispondere
alle attese (consenso) gli occorre, da subito, l’apporto “fattivo” e la
“convinta” iniziativa di tutto il partito.
Renzi sa bene di non avere più
“alibi”. Come sa che soltanto con il previo appoggio di tutte le “anime” e le
risorse “esperte” del PD lui potrà accreditare, anche in Europa, delle reali credenziali
da Premier.
Per “rottamare” c’è sempre tempo. La storia insegna che la Febbre
del Tribuno non conosce limiti o remore fino …