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Commento di

su Grillo e Auschwitz: una bestemmia al senso di umanità


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17 aprile 2014 17:36

Sig. Luca,

il suo articolo comincia con "Partiamo da un punto ... la banalizzazione di certi avvenimenti storici".

Chiaramente lei e io abbiamo diverse sensibilità, ma io questa banalizzazione non la vedo. Il testo che s’ispira a quello di Primo Levi non è certo banale: si parla di mafia, di Costituzione, e di P2: del destino di un popolo. Lei può non trovarlo sufficientemente "alto" per ispirarsi a un testo profondissimo, ma certamente banale non è.

Poi prosegue paragonando Grillo a quel tipo di persona che dice che "tutti rubano, tutti sono falsi, tutti sono disonesti. Salvo chi parla, ovviamente". E anche questa mi sembra una esagerazione. Perché per quanto concerne Grillo, quei "tutti" sono sempre gli stessi, una determinata cerchia di persone, non "tutti". E la sfido a dimostrare che quella cerchia di persone non sia una massa di delinquenti.

Ancora prosegue accusando di assordante silenzio o, ancor peggio, di farneticanti giustificazioni, i cittadini a 5 stelle. Io ne faccio parte, di quel popolo a 5 stelle, e qui mi sono sentito punto sul vivo e insultato. Perché non credo di aver mai farneticato. Perché ritengo di essere equilibrato: sono benissimo in grado di criticare Grillo quando è il caso, senza per questo eccedere in estremismi ciechi e faziosi come mi pare che abbia fatto lei. Già: se c’è qualche cosa che mi dà più fastidio delle esagerazioni di Grillo sono certi atteggiamenti dei suoi detrattori, che in ogni occasione si guardano bene dal denunciare la singola malefatta, ma si dilungano in insulti gratuiti e, per giunta, molto spesso infondati.

Le ho poi consigliato di leggere quell’articolo (non mio, di Sergio di Cori Modigliani) per farle vedere che c’è qualcuno (non io) che magari la pensa diversamente. E lei, sul concetto di "pugno nello stomaco/coscienza degli Italiani" tira fuori il "confronto": "Grillo per primo non cercava il confronto". Certo che il post di Grillo non cercava il confronto. Era una denuncia, un pugno nello stomaco. Io di lavoro non faccio il blogger ne’ il capo politico; ma leggo molti libri, sovente trovo testi che faccio miei, che applico al mondo che mi circonda, testi che parlano d’altro e che sovrappongo alla mia attualità perché io vivo in questo momento. Credo che sia naturale comportarsi così. Mi chiedo quante persone, leggendo quel post di Grillo, abbiano riconosciuto quel meccanismo, che è anche un tributo a quella poesia profondissima di Primo Levi.

Come lei trova "lunare" lamentarsi del "neppure un interrogativo sul perché di quella scelta [di quel brano di Levi]", io trovo lunare che lei pensi così. Oh, me lo spiego bene, il perché: perché Grillo ha il potere di rendersi talmente antipatico a certe persone, che tali persone partono dal presupposto - sempre - che Grillo sbagli. Eh va beh. Secondo lei non vale la pena di "correre a interrogarsi sulla verità", quando parla Grillo. E allora, perché ne legge gli sproloqui? Perché lei è superiore, e sa già in partenza di avere ragione, o perché ha bisogno di sfogarsi o di scrivere un articolo su agoravox? Io prima di scrivere cerco di essere sicuro di avere capito, evidentemente lei no.

Infine non mi parli di Civati, ha scelto il personaggio sbagliato: io lo conosco probabilmente meglio di lei. E’ ora di finirla con queste storie: se il PD vuole fare scelte giuste, ha solo da farle senza stare a guardare i grillini. Se Civati è in disaccordo con il PD, che si separi, che dimostri di avere nerbo e coraggio. Che ognuno faccia la sua strada, senza addossare agli altri le proprie colpe.

Saluti,

Gottardo


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