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Grillo e Auschwitz: una bestemmia al senso di umanità

Ieri tante persone si lamentavano dell'infelice uscita di Beppe Grillo sulla Shoah. E tante altre si lamentavano dell'eccessivo spazio riservato all'infelice uscita di Grillo sulla Shoah.

Partiamo da un punto. Se c'è una pratica più subdola - e a mio avviso infame - della negazione di certi dolorosi avvenimenti storici è la loro banalizzazione. La loro riduzione a barzelletta, a luogo comune da tirare fuori per fini personali e/o elettorali. Grillo ieri ha recitato un copione di scarsissima qualità, volto solo a sollevare un polverone, a gettare un sasso nella pozzanghera proprio nel punto in cui sapeva che avrebbe schizzato di più. Il "megafono" stonato dei Cinque stelle è quel tipo di persona che al bar comincia a parlare di un argomento per sentito dire e, quando le sue scarse conoscenze in merito vanno a schiantarsi sul muro di calcestruzzo della loro evidente insufficienza, si salva inevitabilmente in calcio d'angolo dicendo che tutti rubano, tutti sono falsi, tutti sono disonesti. Salvo chi parla, ovviamente.

Non è una questione di mero perbenismo. Qualunque persona di buon senso dovrebbe avere coscienza che rievocare i simboli di una storia oscura e maledetta vuol dire incidere sulla carne viva di chi quella storia l'ha subita ed è ancora qui per raccontarla, sulla memoria di chi è passato per quei cancelli, per quell'orrendo percorso di morte di cui Primo Levi ci ha tramandato il ricordo. Paradossalmente chi oggi usa quei simboli non reca danno ai suoi nemici, ma solo a se stesso. Perché testimonia l'appiattimento culturale di cui fa parte, di cui è espressione. Perché rivela tutta la sua ignoranza. Quella stessa ignoranza - mista a mala fede - che porta a dire "la mafia non strangola nessuno, la politica sì", quando si trattava di ramazzare qualche voto al Sud. 

È questo pressapochismo che parla alla frustrazione dell’italiano medio per cui il male sono sempre e solo gli altri, a rendere Grillo il leader naturale di una generazione piazza. Per lui l'ignoranza e il relativismo non sono un male: sono il suo capitale politico di base.

Peraltro, ciò che fa più male in queste ore, è il silenzio - assordante, come si dice in questi casi - o le loro farneticanti giustificazioni di tanti cittadini a 5 stelle, tutti pronti a sacrificare tanto la dignità quanto l'onestà intellettuale, pur di nascondere l'infamia pronunciata dal loro superiore tra un vaffanculo e l'altro. Ma che c'è di male? Gli altri rubano, sono falsi, disonesti e bla bla bla. Salvo chi parla, ovviamente.

D'accordo, ribattono gli esponenti della seconda categoria di cui all'inizio, ma allora perché dargli così tanto spazio? Roba del tipo "voi state lì a indignarvi sul niente mentre il governo regala soldi e poltrone ad amici e parenti (vedi le recenti nomine dei manager pubblici), la gente si suicida per la crisi e Renzi fa le leggi col pregiudicato Berlusconi?"

Scusate, io mi indigno per una bestemmia urlata al più elementare sentimento di umanità, o più semplicemente di buon senso. Non so come facciate a non rendervene conto, ma spesso è proprio l'abbaiare di Grillo (così come di Berlusconi a suo tempo) ad oscurare notizie vere e a farle passare in sordina. Esattamente come faceva quel signore che comprava Balotelli giusto un mese prima delle elezioni. Tanta gente ci cascava allora e continua a cascarci oggi.

Concludo citando una notizia che probabilmente nessuno avrà letto. Nelle stesse ore in cui Grillo raccoglieva i frutti (avvelenati) del suo sproloquio, Fanpage raccontava il ritrovamento di una cartolina di guerra spedita spedita il 21 agosto del 1944 dal campo di concentramento di Auschwitz e indirizzata a Desenzano del Garda in provincia di Brescia. A ritrovare l’incredibile documento alcuni collezionisti di Comacchio, nel Ferrarese, che per puro caso conoscevano il figlio dell’autore della cartolina. La missiva così è stata consegnata alla moglie dell’uomo (scomparso nel 1989) che l’ha letta, tra la commozione, in occasione del suo 88esimo compleanno.

Questa è la Storia, questo il racconto di chi ha avuto la fortuna di varcare il cancello dell'inferno una seconda volta, per lasciarselo alle spalle. Il resto è ignoranza e mala fede, propaganda e imbecillità. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.150) 16 aprile 2014 17:26

    Sig. Luca,

    la invito a leggere il pensiero di Sergio di Cori Modigliani:
    http://sergiodicorimodiglianji.blog...

    Sono in completo disaccordo con lei, che trovo ignorante, in mala fede e di scarsa sensibilità.

    Saluti,
    Gottardo

    • Di Spago (---.---.---.161) 17 aprile 2014 12:33
      Spago

      Quando nell’articolo che ha linkato scrive: "quindi, tutti contenti del fatto che non vi sia stata possibilità alcuna di elaborare il Senso che quel post evocava. Neppure un interrogativo sul fatto, sul perchè di quella scelta, sulle motivazioni che devono aver spinto Grillo a considerare necessario un bel pugno allo stomaco nella coscienza degli italiani per svegliarsi, per rendersi conto di ciò che sta accadendo." dice qualcosa che mi appare assurdo.

      Grillo per primo non cercava il confronto. Non voleva certo convincere e far riflettere. Ha appositamente usato toni e modi, come fa sempre, che azzerano ogni possibilità di dialogo e confronto. Chiaramente nessuno si confronta con chi al posto di portare argomenti e ragioni, e mostrarsi disponibile a valutare quelli altrui, si limita a lanciare anatemi e scomuniche e a insultare nei modi più aberranti e violenti gli "interlocutori". Io non mi confrenteri con lei se lei innanzitutto mi desse del criminale, piduista, mafioso, fascista, corrotto, dittatore in erba, etc.. come fa normalmente Grillo. Non mi confronterei con chi si mostra totalmente intenzionato a ignorare ogni cosa che potrei dire e mi tratta in questo modo.

      Grillo ha i toni del fanatico e l’impostazione manichea di chi vuole la guerra santa: tutto ciò che fa è impostato così Bene vs. Male, Buoni vs. Cattivi, Verità vs Menzogna, Giustizia vs. Ingiustizia.. Non gli passa per l’anticamera del cervello di riconoscere dignità a chi è fuori dal movimento e la pensa diversamente. Mi sembra davvero lunare lamentare "Neppure un interrogativo sul fatto, sul perchè di quella scelta, sulle motivazioni che devono aver spinto Grillo a considerare.."

      L’idea che Grillo possa parlare in quel modo e gli altri dovrebbero comunque correre a interrogarsi sulla verità proferita è da apologeta, da simpatizzante spinto, come minimo. Dare la colpa agli altri del mancato dialogo di fronte agli sproloqui grillini è veramente fazioso.

      Persino chi nonostante tutto ha cercato il confronto con i 5S caparbiamente, come Civati, è stato semplicemente fatto oggetto di accuse mirate a farlo passare per lo scout compravoti del Pd o per uno che ordisce trame contro il movimento.

    • Di (---.---.---.44) 17 aprile 2014 17:36

      Sig. Luca,

      il suo articolo comincia con "Partiamo da un punto ... la banalizzazione di certi avvenimenti storici".

      Chiaramente lei e io abbiamo diverse sensibilità, ma io questa banalizzazione non la vedo. Il testo che s’ispira a quello di Primo Levi non è certo banale: si parla di mafia, di Costituzione, e di P2: del destino di un popolo. Lei può non trovarlo sufficientemente "alto" per ispirarsi a un testo profondissimo, ma certamente banale non è.

      Poi prosegue paragonando Grillo a quel tipo di persona che dice che "tutti rubano, tutti sono falsi, tutti sono disonesti. Salvo chi parla, ovviamente". E anche questa mi sembra una esagerazione. Perché per quanto concerne Grillo, quei "tutti" sono sempre gli stessi, una determinata cerchia di persone, non "tutti". E la sfido a dimostrare che quella cerchia di persone non sia una massa di delinquenti.

      Ancora prosegue accusando di assordante silenzio o, ancor peggio, di farneticanti giustificazioni, i cittadini a 5 stelle. Io ne faccio parte, di quel popolo a 5 stelle, e qui mi sono sentito punto sul vivo e insultato. Perché non credo di aver mai farneticato. Perché ritengo di essere equilibrato: sono benissimo in grado di criticare Grillo quando è il caso, senza per questo eccedere in estremismi ciechi e faziosi come mi pare che abbia fatto lei. Già: se c’è qualche cosa che mi dà più fastidio delle esagerazioni di Grillo sono certi atteggiamenti dei suoi detrattori, che in ogni occasione si guardano bene dal denunciare la singola malefatta, ma si dilungano in insulti gratuiti e, per giunta, molto spesso infondati.

      Le ho poi consigliato di leggere quell’articolo (non mio, di Sergio di Cori Modigliani) per farle vedere che c’è qualcuno (non io) che magari la pensa diversamente. E lei, sul concetto di "pugno nello stomaco/coscienza degli Italiani" tira fuori il "confronto": "Grillo per primo non cercava il confronto". Certo che il post di Grillo non cercava il confronto. Era una denuncia, un pugno nello stomaco. Io di lavoro non faccio il blogger ne’ il capo politico; ma leggo molti libri, sovente trovo testi che faccio miei, che applico al mondo che mi circonda, testi che parlano d’altro e che sovrappongo alla mia attualità perché io vivo in questo momento. Credo che sia naturale comportarsi così. Mi chiedo quante persone, leggendo quel post di Grillo, abbiano riconosciuto quel meccanismo, che è anche un tributo a quella poesia profondissima di Primo Levi.

      Come lei trova "lunare" lamentarsi del "neppure un interrogativo sul perché di quella scelta [di quel brano di Levi]", io trovo lunare che lei pensi così. Oh, me lo spiego bene, il perché: perché Grillo ha il potere di rendersi talmente antipatico a certe persone, che tali persone partono dal presupposto - sempre - che Grillo sbagli. Eh va beh. Secondo lei non vale la pena di "correre a interrogarsi sulla verità", quando parla Grillo. E allora, perché ne legge gli sproloqui? Perché lei è superiore, e sa già in partenza di avere ragione, o perché ha bisogno di sfogarsi o di scrivere un articolo su agoravox? Io prima di scrivere cerco di essere sicuro di avere capito, evidentemente lei no.

      Infine non mi parli di Civati, ha scelto il personaggio sbagliato: io lo conosco probabilmente meglio di lei. E’ ora di finirla con queste storie: se il PD vuole fare scelte giuste, ha solo da farle senza stare a guardare i grillini. Se Civati è in disaccordo con il PD, che si separi, che dimostri di avere nerbo e coraggio. Che ognuno faccia la sua strada, senza addossare agli altri le proprie colpe.

      Saluti,

      Gottardo

  • Di Spago (---.---.---.225) 18 aprile 2014 00:15
    Spago

    Sig. Gottardo,

    ha confuso: l’autore dell’articolo e quello della risposta al suo commento sono due persone diverse. Il secondo sono io, ho il nick di Spago, e non conosco l’autore: ho semplicemente letto l’articolo, letto il suo commento, letto quanto scritto sul blog (avevo capito male che fosse il suo) e commentato.

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