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Commento di Francesco Finucci

su La Cina controlla il meteo: la pioggia artificiale


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Francesco Finucci Francesco Finucci 8 settembre 2013 01:35

Mah, io credo che alla fine le due cose vadano assieme. Ovviamente la questione non riguarda solo la Cina (dal 1975), ma anche le sue concorrenti nel sud-est, Corea del Sud e Giappone. E riguarda anche noi, solo che nella costa cinese la situazione sta diventando kafkiana, il mar giallo è inquietante, e così Pechino, in certe zone - dalle immagini che vedo almeno - quasi non si vede. Possiamo anche parlare delle città americane dove si va al bagno in chevrolet, ma il discorso non cambia. Si tratta di agire su fenomeni estremamente delicati, e non in maniera indiretta. L’inquinamento da anidrite è una cosa, e tra l’altro non riguarda tanto le macchine, quanto la produzione industriale e quella di energia tramite centrali termo-elettriche (quelle che abbiamo noi per intenderci). Qui invece si tratta di intervento diretto, scientifico, totalmente volontario. Per questo è pericoloso, perché non è un effetto collaterale, ma una scelta, e oltretutto una scelta che combatte il fuoco con il fuoco. In questo il modello cinese è il massimo esempio, assieme a quello americano. Solo che ad oggi, considerando le enormi disuguaglianze tra entroterra e costa, il livello intollerabile di smog e le necessità di controllo delle autorità cinesi, è proprio la Cina nel mirino, e il motivo è semplice: se non cambiano strada la Cina sarà sempre più forte, ma i cinesi sempre di meno e sempre più piegati.


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