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Commento di

su Taranto, inquinamento killer


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1 novembre 2012 15:43

Sarebbe interessante analizzare il sangue ed il latte materno di un discreto campione di Tarantini, Stattesi (paese vicinissimo all’ILVA), in modo da avere un quadro epidemiologico chiaro e non attribuibile all’inquinamento prodotto decenni fa dall’Italsider (tesi che qualcuno, forse portatore d’interesse, forse no, cerca di rifilare alla stampa e al grande pubblico).

I tarantini lo sanno e lo sanno anche gli abitanti dei paesi limitrofi: l’aria puzza, è nauseabonda e nessuno da decenni ha mosso un dito per sanare questa situazione di violazione dei diritti umani. Una situazione incredibile, come incredibile è il fatto che esistono ancora esseri umani che si permettono di minimizzare su quello che accade, ignorare la sofferenza della gente costretta a convivere con la malattia o con l’angoscia che qualcuno della propria famiglia (mogli, mariti o figli) possa contrarre una patologia grave a causa dell’inquinamento.
Non bisogna essere degli scienziati o medici illustri per comprendere che quella stessa polvere che raccogliamo ogni giorno dai pavimenti delle nostre case si accumula negli alveoli dei nostri polmoni, e per fare una semplice moltiplicazione: polvere accumulata in un giorno di inalazione x il numero dei giorni che respiriamo.
Eh già perchè, purtroppo, di respirare non possiamo fare a meno e quello che ci è imposta è un’aria di pessima qualità!
Il risultato di questa moltiplicazione non lo conosciamo, o non lo vogliamo conoscere perchè ci angoscia e ci terrorizza!

La diossina pare sia entrata anche nella catena alimentare, quindi circola, con gli alimenti, nella provincia, nella regione e in Italia, è stato abbattuto il bestiame di interi allevamenti, le cozze, primizia della città di taranto e linfa vitale del settore pesca sono state messe al bando (anche se ricordo che il sindaco di Taranto, un noto medico, ne ha mangiate alcune davanti alle telecamere dei media, per dimostrare la loro buona qualità).

Altri settori come, ad esempio, il turismo non hanno certamente tratto giovamento dall’impressionante disastro ambientale che si consuma nelle terre di Taranto!

Quello che mi sorprende davvero è che in tanti anni non si sia mai ascoltata la voce di chi ha gridato di fermare questo scempio, nessuno mai ha avuto il coraggio di avviare un’azione legale di risarcimento danni fisici o demaniali nei confronti di chi inquina.
Adesso che la magistratura, di fronte ad inconfutabili e enciclopediche evidenze del disastro, abbia scelto di fare il proprio lavoro, mi preoccupa la direzione in cui si muove la politica.
I miei interrogativi sono tanti e continuano ad aumentare.
Come ambientalizzare un’acciaieria che si trova DENTRO la città di Taranto ed ha un’estensione molto maggiore della città stessa?
Chi ha valutato la fattibilità economica di tali investimenti?
Come può un vecchio impianto siderurgico essere reso un esempio di "impianto verde" dove sono applicate le migliori tecnologie disponibili contro l’inquinamento rispettando un criterio di fattibilità economica dell’investiemnto?
Per quanto tempo l’acciaieria continuerà ad inquinare prima che si pensi alla salute dei cittadini? E’ normale che la politica consenta di attuare dopo mesi o anni interventi volti a bloccare l’inquinamento dopo che ha dovuto rendersi conto di una situazione così grave che costituisce minaccia per la vita umana?


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