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Commento di Fabio Della Pergola

su Gesù e la moglie: cronaca di un antico papiro


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 21 settembre 2012 11:16

Ad un certo tizio chiamato Filone si attribuiscono, con ben pochi dubbio per quel che ne so, un buon numero di scritti. Ad un certo tizio di nome Gesù, detto il Cristo, si attribuiscono frasi ed un certo numero di atti - alcuni dei quali fuori norma umana - tramandati solo ed esclusivamente da scritti NON contemporanei al suo periodo di vita presunta. In altri termini non esiste alcuna testimonianza diretta della sua vicenda se non in racconti posteriori di decenni e, presumibilmente, inficiati da pressanti interessi di tipo apostolico.

Il racconto di Filone è interessante perché sembra essere invece una testimonianza diretta (chi mai si sarebbe inventato a posteriori una vicenda così poco pregnante ?) di un episodio moltio simile a quello raccontato nei Vangeli a proposito della passione. La differenza è che il primo si suppone contemporaneo, il secondo di sicuro non lo è. E’ proprio così strano ipotizzare che un episodio di cui c’era una evidente diffusione negli scritti di un autore noto al tempo, sia poi stato deformato dalla fantasia popolare inserendolo in una vicenda il cui tessuto era quello apocalittico-salvifico, diffuso ed emotivamente molto sentito in un’epoca in cui le catastrofi politico-militari erano all’ordine del giorno ?

Allora intendiamoci sui termini. Se con "storicità di Gesù" si intende che sia plausibile che un predicatore profetizzante dalle caratteristiche vagamente esseniche sia vissuto in quel periodo e in quei luoghi e che magari si chiamasse proprio Yeshua, beh questo l’ho scritto anch’io nell’articolo. Può essere e non ci vedrei niente di strano.

Ma è lui, questo ipotetico itinerante visionario, il "Gesù" che xxx.4 intende ? Oppure intende che è storicamente accertata l’ipotesi che sia vissuto un dio incarnato, nato da una vergine rimasta vergine anche dopo il parto (ma ce lo ricordiamo ogni tanto che la questione della verginità della madre del messia deriva da una errata - o sorpassata - interpretazione dei Settanta tra almah e parthènos ?), il cui padre reale era un puro spirito, capace di camminare sulle acque, di moltiplicare i pani e i pesci, di ridare la vista ai ciechi e far risorgere i morti e, per finire, di morire e risorgere lui stesso...? Se è di "questo" Gesù che parliamo è evidente che vale la sua affermazione: è questione di fede. Punto e basta. Non veniamoci a raccontare frottole sulla sua esistenza reale. E’ una fantasticheria popolare che si è tramutata in una religione strutturata e dogmatica.

O, per essere più esatti, è questione di sincretismo. La madre vergine di Mitra, lo stesso Mitra nato in una grotta, accompagnato da dodici fedeli compagni, tutta la vicenda di Osiride e così via, sono molti i miti in cui si trovano già elementi del cristianesimo. Perché non anche l’episodio raccontato da Filone ?

Resta la domanda: chi ha raccolto eventuali fantasticherie popolari e le ha promosse come fatti altrettanto reali del reale per costruirci sopra un messaggio salvifico di tipo nuovo ?
Il messia ebraico era una guida per il popolo che avrebbe salvato il suo popolo su QUESTA terra; il messia cristiano era un Redentore che avrebbe salvato tutta l’umanità nello spirito.
Redentore perché ? Redentore per cosa ?

Perché l’umanità era macchiata dalla colpa di Adamo. E chi ha parlato per primo di trasmissibilità della colpa di Adamo ? Paolo di Tarso. Questa è la fondazione del cristianesimo: serviva un ipotetico redentore per una colpa ontologica definita a priori. Se non c’era, se ne doveva inventare uno. Questa è la storicità di cui dovremmo parlare.


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