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Commento di

su In Italia, la violenza mafiosa è un capitale


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4 marzo 2012 11:03

I più grossi guai nell’analisi del fenomeno mafioso sono stati causati dalla sociologia. Applicando gli schemini sociologici alle mafie si sono dette le più grosse sciocchezze, a cominciare da Pitré, passando per Pino Arlacchi e la scuola anglofona degli anni settanta, per finire agli attuali.

Non so quale Schumpeter abbia letto l’autore, ma la forzatura di Arlacchi di applicare l’etichetta di imprenditore ai prestanome dei mafiosi non regge proprio ad una seria lettura dell’economista austriaco. La cosiddetta impresa mafiosa per sua natura violenta tende a creare dei monopoli, che in quanto tali negano l’essenza stessa della definizione schumpeteriana di imprenditore: la funzione innovativa.

Come lo stesso autore giustamente osserva non è casuale che i settori prioritari  nei quali i mafiosi investono i soldi provenienti dai traffici illeciti sono quelli nei quali non sono richieste complesse organizzazioni produttive: edilizia, movimenti terra,opere pubbliche, ristorazione, distribuzione, tempo libero, turismo, ecc. .... Non vedremo mai una cosiddetta impresa mafiosa produrre robot industriali, chimica farmeceutica ecc. al massimo i mafiosi possono acquistare sul mercato finanziario, con i soldi guadagnati con la droga, delle azioni.

La moda (di derivazione dal PCI) di confondere capitalismo e mafie, come se quest’ultimo fosse un frutto avvelenato del primo, è un altro dei " meccanismi" infernali che annebiano i cervelli di tanti che pur vorrebbero veder sterminati i mafiosi.

 


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