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Commento di Pietro Orsatti

su Vita a rischio di un testimone di giustizia per esigenze artistico televisive


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Pietro Orsatti Pietro Orsatti 13 febbraio 2009 11:29

Io non "devasto" nessun film, riporto solo quello che dicono due delle parenti (in particolare la nipote) della persona di cui tratta l’opera. Ricordo che Piera Aiello e sua figlia (la nipote di Rita Atria) vivono ancora sotto protezione, con un’identità diversa, fra enormi difficoltà e enormi rischi.
Rciordare Rita Atria, chi era, qual’è stata la sua tragica storia, è giusto e doveroso. Su questo la scelta del regsita non poteva essere più corretta e puntale. E’, come dice lei, una storia importante, emblematica. Ma a quanto pare (e non solo dalle interviste a Piera Aiello e Don Ciotti censurate e agli attacchi a Pino Maniaci e all’emittente TeleJato che le hanno diffuse) con i parenti i (testimoni di giustizia anche loro) qualche problema, e grosso, ci deve essere stato. Altrimenti non staremmo qui a parlarne.
E qui la "deontologia" entra tutta. Faccio una domanda (che mi pongo sempre quando scrivo): il diritto di cronaca può consentirci di ignorare le esigenze di chi parliamo? Esigenze di sicurezza e di dignità, soprattutto quando si tratta di "soggetti deboli",
Io questa domanda me la pongo.
Sulla questione "soldi" per fare il film non mi riguarda. Sono contento che il regista abbia trovato i soldi produzione per realizzarlo. Se ora ha paura di ritrovarsi danneggiato non è certo una mia responsabilità. Coinvolgere i parenti di Rita Atria nell’operazione forse avrebbe evitato quello che sta succedendo. Da quanto detto a YouTube dallo stesso regista in un post, infatti, sembra che Amenta stia denunciando Piera Aiello e Don Ciotti. Certo non un gran viatico per chi ha voluto realizzare un film contro la mafia.


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