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Commento di Luca Troiano

su Islanda: la rivoluzione "rivoluzionaria" che dà fastidio al sistema tradizionale


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Luca Troiano 13 agosto 2011 10:04

Va bene dire che in seguito alla crisi la gente è scesa in strada, il governo si è dimesso, ecc.. ma sono necessarie alcune precisazioni: prima del 2008,

1) gli islandesi non erano MAI scesi in strada e nessun governo si era MAI dimesso per palese inefficienza.
2) NESSUN politico girava con la scorta e NESSUNA banca aveva guardie giurate all’ingresso.
3) l’informazione era completamente LIBERA (tanto che l’Islanda risultava al primo posto nella classifica di Freedom House, assieme alla Finlandia) mentre in seguito alla crisi il governo mise un filtro alle notizie in tv.
L’Islanda rappresenta un interessante caso studio dal punto di vista sociologico, sia per l’esame tra i periodi pre e postcrisi che per l’analisi dell’attuale evolversi delle vicende sociopolitiche.
Ma stiamo comunque parlando di un Paese completamente diverso dal nostro, per cui i paragoni tra le reazione che hanno avuto loro e quella che dovremmo avere noi, che in questi giorni fioccano sul web, secondo me sono fuori luogo e inopportuni. Da noi il malcontento sociale e il disprezzo per il governo sono la regola, da loro l’eccezione. Dunque non so a cosa serva esaltare il contegno del popolo islandese senza sapere che stiamo parlando di una società completamente diversa dalla nostra. 
In Italia scendiamo in piazza per mille ragioni diverse, in teoria, in pratica sempre contro Berlusconi. è mai cambiato qualcosa? Giudicate voi.
Ps Oggi su Fb gira perfino un articolo in cui si dice che le manifestazioni antimanovra sono in programma da settembre. Segno che pure gli "indignados" vanno in vacanza, denotando quanto sia efficace e sentita la nostra "partecipazione" alla cosa pubblica.
L’Islanda è un’altra cosa.

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