Ho sentito molto quest’articolo.
Il tutto starebbe nel volere credere o stabilire se i fini giustificano sempre e comunque i mezzi o se valgono le eccezioni.
Tant’è è che un torinese o un milanese il giorno dopo Filumena-Melato potrà finalmente esclamare "Che bello"... ho sentito tanti che ne fanno un discorso puramente di accessibilità anche ai non napoletani.
Il discorso è molto più profondo e complesso: sapete che oggi la pizza napoletana si può mangiare anche a Reykjavik, dai Fratelli La Bufala in Islanda?
Rendere un prodotto più accessibile, se sai che comunque e dovunque non potrà avere lo stesso sapore della sua terra natia, ne vale la pena ma fino ad un certo punto.
A patto che sai che quel prodotto è da riconoscere tale solo se consumato nel suo posto d’origine.
La chiamano globalizzazione.
Chi ama Eduardo sa che ciò che dice e ciò che ha detto è un patrimonio universale. Ma il modo in cui l’ha detto appartiene solo ad una piccola terra stuprata ed abusata, che vogliate chiamarla Garbage City o Monnezzopoli, sempre Napoli rimane.
La prossima volta, cari dirigenti mariuoli Rai, se proprio volete rendere accessibile Eduardo siete pregati di mettere i sottotitoli!
Altrimenti la pizza andatela a mangiare a Reykjavic e non ce scassat o cazz.