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su Se il Cavaliere perde il consenso dei poteri forti


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28 settembre 2010 17:08

La fine di B. è iniziata con lo scandalo di Noemi Letizia l’anno scorso, ed è stata decisa da chi lo portò al potere nel ’94. B. è vecchio, la sua immagine non è più spendibile, non funziona più come agli inizi della sua carriera, e perciò sarà sostituito con le elezioni della prossima primavera. Nel marzo di quest’anno Ernesto Galli Della Loggia, nel suo articolo “Il fantasma di un partito”, descrisse il Pdl come «una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz’ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima repubblica». A metà dello scorso giugno, in un’intervista a L’Espresso, Licio Gelli si espresse negli stessi termini, aggiungendo, a proposito di B: «Non vedo in lui il realizzatore del Piano di Rinascita, non è adatto. Inoltre non ha molti collaboratori di valore. La Lega per me è un pericolo, sta espropriando la sostanza economica dell’Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta». La settimana scorsa, sul magazine Foreign Policy, James Walston, professore di relazioni internazionali all’American University di Roma, ha pubblicato un articolo intitolato The Bordello State,in cui spiega che l’Italia governata da B. è diventata, appunto, un “bordello”, e non solo in senso metaforico. Qualche giorno fa Emma Marcegaglia ha negato che l’Italia abbia reagito alla crisi meglio degli altri Paesi. Insomma, dall’anno scorso i segnali della fine di B. si susseguono con sempre maggior frequenza e autorevolezza. Non credo, però, che la fine di B. coincida con la fine del berlusconismo.

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