Per fortuna siamo entrati in Europa e questo rischio è molto ridotto...
In realtà l’Italia, come molti altri Paesi è già una dittatura bancaria...
Stiamo a vedere dove ci porterà...
Infine, per provare a combattere l’attuale dittatura bancaria, monetaria e usuraia dei grandi gruppi bancari privati o malamente privatizzati segnalo l’associazione www.primit.it che vuole riaffermare i diritti di sovranità monetaria popolare attraverso il suo programma di riforma monetaria italiana, seguendo l’esempio del presidente americano Kennedy, che potrebbe essere stato assassinato anche per la sua volontà di affiancare all’emissione di moneta della Federal Reserve, un’emissione diretta da parte dello Stato, che rappresenta quei cittadini che con il loro lavoro trasformano il credito bancario in un servizio o in un prodotto, creando così il valore reale della moneta. L’attività principale delle banche è quindi quella dell’appropriazione indebita di un valore creato dagli imprenditori e dai lavoratori. Si può dire che nei mutui le banche “garantiscono e anticipano” soldi che non hanno, ma che probabilmente arriveranno grazie al nostro lavoro.
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<P style="MARGIN: 0cm 0cm 10pt" class=MsoNormal><SPAN style="LINE-HEIGHT: 115%; FONT-SIZE: 12pt"><FONT face=Calibri><SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Nota 1 – L’unico Stato americano non in crisi, con tutti i conti in attivo, è lo Stato del Nord Dakota, che ha una banca statale pubblica gestita direttamente dal Governatore, dal Procuratore e dal Commissario all’Agricoltura. In questo modo non si estremizza “il ruolo di usuraio legalizzato” che invece è “magistralmente interpretato” dalle banche private controllate da poche famiglie paramafiose o da qualche manager egoista e psicopatico (Risolvere in modo semplice la crisi economica, </FONT><A href="http://www.globalresearch.ca"><FONT face=Calibri>www.globalresearch.ca</FONT></A><FONT face=Calibri>, Stephen Lendman, 15-06-2009. In alto al centro si può cliccare per la traduzione italiana).<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 10pt" class=MsoNormal><SPAN style="LINE-HEIGHT: 115%; FONT-SIZE: 12pt"><FONT face=Calibri><SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN><SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Nota 2 – Prima pagare, poi protestare? Alcune considerazioni… Giustissimo. Non si sa però con chi si possa protestare, né a cosa possa servire. Gli italiani sono stati derubati sistematicamente dallo Stato quasi dal suo inizio nel 1861, non solo con le tasse, ma soprattutto con l’inflazione. Prendendo come punto di riferimento la lira dell’anno 2001, subito prima della conversione nell’euro, la lira del 1861 ne valeva 7.302. Nel 1866 ne valeva addirittura 7736. Nel 1916, in piena guerra mondiale, ne valeva 4.471. Poi inizia la catastrofe: 1.158 nel 1926, 48 nel 1946, 15 nel 1966, 1,82 nel 1986, 1,10 nel 1996 e finalmente 1 nel 2001 (fonte Corriere della Sera - L’Enciclopedia Geografica - Volume 1- Dicembre 2004). In 140 anni, un’inflazione del 7302%, mediamente più del 50% all’anno. Si può immaginare, a un poveretto (un papà, un nonno) che avesse acquistato Buoni del Tesoro, ad esempio nel 1946, cosa gli è rimasto in mano? Ma non è finita qui. Dopo Maastricht, il debito pubblico italiano è cresciuto in modo spaventoso. Contestualmente, i servizi che lo Stato rende ai contribuenti sono peggiorati, su tutti i fronti. In conclusione, paghiamo e poi protestiamo, ma nessun movimento o partito prende atto della protesta, e non si vede la luce fuori dal tunnel. Né, francamente, si capisce come possa migliorare la situazione con uneconomia malavitosa (e sommersa) difficile da calcolare, ma che certamente supera quel 30% di cui si parla (Riccardo Valente, tratto dal sito Italians di Beppe Severgnini di Venerdì 27 novembre 2009).<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>