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Commento di carlo aragonese

su Il corpo ferito del Capo


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carlo aragonese carlo aragonese 15 dicembre 2009 11:19

Nulla di nuovo sotto il melograno, direi. Nel senso che antropologicamente non si è aggiunto nulla, nella questione Berlusconi, che già non sapevamo. La violazione del corpo del Re! Ma almeno quest’uomo, Berlusconi, non si nasconde dietro una seriosità di maniera, che mostra se stesso in un modo e poi cova le sue idee in un altro modo. Quanti narcisisti inconsci abbiamo in politica? Basterebbe applicare la psicanalisi per stanarli. Quante sorprese avremmo. Berlusconi è così come lo vediamo: Re? Vabbè Re, ormai si percorre questa strada… monarchica. E percorriamola. Ma Re lo vedono coloro che lo vogliono vedere Re: questioni di raggi solari che colpiscono gli occhi, questione di indossare gli occhiali… giusti. Ma non mi riferisco mica all’autore di questo articolo eh. Penso a Beppe Grillo. Costui ha un’impellente necessità: deve fare satira (che squisita parola: satira). Come il Poeta, lui sente che deve scavare da qualche parte. Lui, però, il Grillo sparlante, non è Poeta e non scava da nessuna parte: sgretola in superficie il classico muro dell’opportunismo. La politica lo ha nutrito. È uno che fa ridere, però. E chi fa ridere non ha necessità impellenti: le spara alla come viene viene. Lui non si vede allo specchio quando addita Berlusconi, non si accorge che il suo volto assume ogni volta delle sembianze comiche: e fa ridere. Perché il vero comico – è risaputo – per raggiungere l’acme del risibile deve essere inconscio. Pertanto taluni fanno ridere sì: ma per motivi che loro stessi non immaginano. Sono dei Buster Keaton della situazione. Magari scopriremo che sono dei narcisisti conclamati. Pertanto se Berlusconi è il Re, e incarna il corpo del Re che deve essere violato, non dobbiamo sforzarci di individuare i buffoni di corte. Poi, è vero: l’illuminismo ha portato la caduta degli dèi, non si ragiona più diciamo “religiosamente”, si ragiona a colpi di razionalità. Ma dalla psicanalisi sappiamo che l’uomo non può essere solo razionale: l’irrazionale è necessario. E in questo squilibrio (laddove un equilibrio è necessario) che cova l’inconscio collettivo. Un inconscio che esplode per mancanza di equilibri e che prende alle spalle e i cui effetti sono devastanti. Quello stesso inconscio collettivo che, dal medioevo in poi e con la caduta degli dèi, porta alla rivoluzione francese prima e alle due guerre mondiali dopo. Ecco, noi moderni indossiamo ancora quell’inconscio collettivo di cui parlo (di cui parla Jung): più che pensare al Re, abbiamo il disperato bisogno (noi) di credere in qualcosa.


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