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Commento di Marco

su La bizzarra pretesa italiana di esportare prodotti d'eccellenza


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Marco 26 ottobre 2009 22:02

Sono d’accordo che l’Italia non investa in formazione. Non lo fa da 40 anni.
Investe invece in sovvenzioni alla stampa, al cinema. Scambia l’impiego statale come assistenzialismo e paga stipendi per tenere gente a fare nulla. Offre pensioni sociali a chi non ha mai versato una lira, magari evadendo. Offre la casa a tutti e servizi a tutti, anche a quelli che hanno la casa al paesello e girano in mercedes perchè non devono pagarsi un mutuo. Offre pensioni di gioventu’ a baby pensionati che poi stanno sul groppone a chi lavora anche per oltre 40 anni, lavorando poi in nero e non pagando le tasse.
Non ha il coraggio di mandare a casa lavoratori inutili che occupano posti inutili solo per pace sociale.
La classe politica si dibatte sull’ora di religione e su quella di islam non su ore rubate alla formazione scientifica, informatica economica. Si insegna ancora filosofia con la puzzetta sotto il naso e si sfornano tanti acculturati dottori in lettere, scienze politice, filosofia che poi andranno ad arricchire la schiera dei precari del call center, frustratissimi e facile raccolto dei demagoghi politico televisivi. Si da la colpa all’impresa, in Italia prevalentemente media e piccola che, contrariamente a quanto si dice in questo insulso articolo, investe moltissimo ed e dinamica ma subisce ogni vessazione possibile: lo stato socio al 50%, la palla al piede della burocrazia, le banche che qui più che altrove sono perlomeno vessatrici e dispotiche, l’inefficenza delle istituzioni, la concorrenza in casa nostra dei cinesi (Prato ad esempio) che riciclano enormi capitali della loro mafia e che fanno lavorare in nero i loro schiavi e che nessuna istituzione (dov’è la Guardia di Finanza?) si è mai sognata di fronteggiare. La nostra mafia locale e la mentalità tribale di mezza Italia. Poi questo articolo cita i cinesi della Cina: loro si investono in formazione ed anche tanta, ma i ragazzi sono irregimentati fin dalle elementari e la scuola è fortemente meritocratica, selettiva, direi spietata. Da noi la meritocrazia a scuola è stata abolita a furor di popolo da ormai 45 anni e non dagli imprenditori ne dalla Gelmini cari miei. Inoltre in Cina possono contare su sfruttamento illimitato di classe operaia e classe media (la loro concorrenza non è comunque un problema solo italiano) senza poi molte garanzie. E che dire dei citati fantastici coreani? Perchè non diciamo che li la scuola è ancor più spietata ed inumana che in Cina? La categoria dell’appiattimento scolastico caro al ns. radicalismo chic non è mai stata di casa li. Anzi se non hai chance di essere tra i migliori vai a fare l’operaio e il vessato. A questo aggiungiamo che i correttissimi coreani impongono dazi del 100% alle merci provenienti dai paesi loro diretti concorrenti, come dire: in nome del ns. liberismo loro da noi esportano di tutto, in nome delle loro leggi noi non possiamo esportare nulla. Bella forza. Nonostante tutto la nostra imprenditorialità sopravvive e talvolta prospera. Qualsiasi altro paese sarebbe già sprofondato nel baratro. Noi abbiamo parecchi problemi da risolvere, sopratutto di mentalità e classe politica. Ma non cercate di cavarvela scrivendo un articoluccio insulso come questo, che mutua argomenti triti e ritriti, buoni per propagandare un’ideuccia pseudo radicalchic sinistroide per finalucci insulsi.


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