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Commento di Maurizio

su Il "duro" lavoro dei vigili milanesi (non tutti per fortuna!)


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Maurizio 20 giugno 2009 12:17

RISPONDE MAURIZIO, autore dell’articolo.

Non si dovrebbero fare "premesse" quando si fa un’inchiesta (piccola, banale e casuale come la mia), ma sento di farla: io ho davvero il massimo rispetto per gli agenti della Polizia Locale, per lunghi anni "fratelli minori" delle forze di polizia in genere ma che da tempo hanno raggiunto la "maggior età".

Entrando nel merito del pezzo, vorrei sottolineare che il "comportamento marziale", da me non citato peraltro ma che richiama ad una idea di "comportamento esemplare", deve essere normale quando chi indossa una divisa o agisce in "funzione di", rappresenta non se stesso ma un’organizzazione, meglio ancora se pubblica. Io non conosco i due vigili, ma hanno rappresentato per me l’istituzione_polizia_locale. Se si dimostrano sciatti loro, di riflesso lo sembra l’intero corpo.

Quanto poi ai "pericolosi criminali", tenga presente che i due si sono letteralmente proiettati verso i "vu cumprà" come per fare chissà quale blitz, mentre poi se ne sono tornati indietro. Converrà che, venendo a conoscenza di un’illegalita (quale la vendita senza licenza, di marchi contraffatti e di merce falsa) avrebbero dovuto portare a termine l’operazione. In Italia vige il principio della Obbligatorietà dell’Azione Penale. Se non se la sentivano, per qualunque motivo che non sto qui a discutere, non avrebbero dovuto comportarsi come sul set di "Rambo 6 la ri-vendetta" per poi farsi dire dai ragazzi di colore "Amigo, ma io cuì devo vendere o vuoi che vado a rubare"? e quindi sentirsi "dio in terra" per lasciarli fare.

Se capisco il tratto stizzoso di molti interventi di commento a questo pezzo, probabilmente di vigili che fanno il loro lavoro, non capisco perchè invece non mi si dica: "Sa, è vero che ci sono tanti lavativi. Mi contatti che so dove farle trovare gli imboscati, gli scansafatiche, quelli che comprano al mercato e non pagano la frutta, quelli che sequestrano la merce e se la tengono a casa, quelli che prendono le mazzette, ecc ecc". Oppure lei è di quelli che pensano che i panni sporchi si lavano in famiglia?

Ma sa, ormai, in Italia si sta capovolgendo quasi tutto: fa storia e notizia CHI LAVORA perchè la normalità è chi non lavora e si sta mangiando questa nostra società.

Chiudo per i giornalisti. Ha ragione. Io perdo tempo e c’è chi viene ammazzato. Anche se, magari per fortuna visto che li ammazzano, sono proprio pochi, pochissimi quelli che fanno inchieste sulla mafia. Ma in molti viviano "con" la mafia. Se viene a Gela (Sicilia) la porto io in giro a capire cosa significa vivere dentro la mafiosità, confrontarsi con la mafiosità dei potentati, con le cosche che non sono solo quelle dei grandi maxi-processi ma quelle che si annidano dentro i municipi, nelle municipalizzate, nella gestione privata della cosa pubblica. Le faccio vedere cosa significa vivere in un clima simile. Molto difficile. Come non potrebbe neanche sfiorare di capire se Lei vivesse e lavorasse, senza avere alternative e senza potersi allontanare, in zone, chessò, come Quarto Oggiaro o in certi aree limitrofe a via Padova o in zone di Sesto.

Buon sincero lavoro, Maurizio


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