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Commento di Gianluca Bracca

su Elezioni europee - riflessioni di un blogger


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Gianluca Bracca 10 giugno 2009 14:11

L’inverno del nostro scontento.
Commento a margine delle Elezioni Europee

di Marco Finelli

Milioni di italiani non saranno rappresentati nel prossimo parlamento europeo: è questo l’amaro commento che ci sentiamo di fare oggi, a elezioni concluse, osservando da un lato il ghigno dei bipolaristi perfetti e archiviando dall’altro mail di elettori scontenti, intrappolati nelle dinamiche del “voto utile”.

Così, mentre i tiggì nazionali si affannano a fare la conta dei seggi, noi preferiamo soffermarci su questa mancanza, conseguenza naturale di una legge elettorale iniqua, disegnata ad arte da chi fatica a ritovarsi in competizioni leali e pone regole assurde per tutti gli altri competitori.

E, naturalmente, un atroce dubbio fa da contorno alle nostre riflessioni: che fine sta facendo la democrazia in Italia?

L’antefatto.

Il testo base della riforma elettorale per le elezioni europee, licenziato dalla Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, che ha avuto un iter (guarda caso) speditissimo, non solo ha innalzato la soglia di sbarramento al 4%, creando di fatto ostacoli insormontabili per chi non ha a disposizione ingenti mezzi finanziari, ma ha posto anche altri paletti assurdi, come ad esempio l’obbligo di raccogliere una enormità di firme a sostegno delle liste, obbligo imposto solo alle “new entry”.
Questi artifizi, di fatto, hanno creato un muro enorme, impedendo anche a partiti con oltre due milioni di voti, perfino con rappresentanza al Parlamento Europeo, nei Consigli Regionali, Provinciali e Comunali, di eleggere anche un solo Eurodeputato.

E questa voi la chiamate semplificazione?

A prescindere dal fatto che in Europa non c’è alcun problema di governabilità (un conto sono le politiche, altra cosa è il parlamento europeo), c’è da sottolineare poi il fatto che nessun Paese d’Europa si è affrettato a riformare il proprio sistema elettorale a soli quattro mesi dal voto (mentre molte forze politiche erano già impegnate negli adempimenti previsti), modificando in maniera significativa le norme di accesso.

Con questa decisione, non motivata da alcuna necessità, a spartirsi la torta a queste elezioni europee sono arrivati in pochi e, guarda caso, proprio gli stessi che con l’inusuale fretta di cui sopra, invece di pensare alla crisi economica in atto, si sono piuttosto affannati a riformare il sistema elettorale a soli quattro mesi dalla consultazione, partorendo l’ennesima stravaganza della politica italiana, costruita apposta per cancellare ogni possibile “opposizione” vera.

Noi, in questi miserabili tentativi dei professionisti della politica nostrana di rafforzare la propria supremazia elettorale e il proprio potere fatichiamo davvero a ritrovarci, e per questo abbiamo deciso di astenerci.

Nel contempo riteniamo che si debba accelerare nel nostro Paese, tra tutte le sacche di “resistenza civile”, Associazioni, Comitati, Movimenti, ecc. un processo di confronto e di aggregazione che, nel rispetto del pluralismo di ognuno, sia in grado di promuovere una forza unitaria a tutela della democrazia.

Solo una opposizione ferma e pacifica, infatti, potrà contrastare a nostro avviso un sistema che oggi più che mai annichilisce il pluralismo, e non ammette voci fuori dal coro.

fonte: Per il Bene Comune - Editoriali


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