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Due cose che non convincono di Papa Francesco

Molti, credenti e non credenti, avevano salutato poco più di un anno fa l'avvento al papato di Bergoglio con grande entusiasmo. Colpivano la sua carica umana, il suo voler essere umile, l'austerità del suo stile di vita, la ricerca del contatto diretto con la gente, il contrasto con il gelo e il distacco del suo algido predecessore, la promessa di pulizia nelle gerarchie vaticane. Ora però, con la canonizzazione contemporanea di papa Roncalli e di papa Wojtyla qualche dubbio comincia ad affiorare.

Innanzi tutto, che bisogno c'era di trasformare la santificazione di questi due papi in un gigantesco evento mediatico? Si dirà: la Chiesa cattolica ha sempre fatto così. Vero, ma non poteva essere questa, per papa Francesco, una buona occasione per rompere con una tradizione da molti cattolici ritenuta come minimo discutibile? Rinunciare al palcoscenico mediatico e celebrare l'evento in modo radicalmente diverso, più vicino ai sentimenti di fede, più discreto, avrebbe dato il segno che il papato di Francesco è davvero un fatto nuovo.

E poi, perché celebrare insieme Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II? Due papi agli antipodi l'uno rispetto all'altro. Uno il “papa dei poveri”, il papa dell'enciclica “Pacem in Terris”, il papa del concilio Vaticano II, così simile nell'immaginario collettivo a Francesco il santo di Assisi e a Francesco il papa attuale. E l'altro, il papa che il concilio Vaticano II ha fatto di tutto per svuotare e far dimenticare, che ha respinto la Teologia della liberazione in America Latina e le Comunità di Base, che invece di scomunicare Pinochet lo ha accolto, il papa non della pace ma della geopolitica. Un papa entusiasticamente sostenuto da Comunione e Liberazione, dall'Opus Dei, dai Legionari di Cristo, dai reazionari di tutto il mondo. Molto meglio sarebbe stato rimandare l'eventuale canonizzazione di papa Wojtyla a data da destinarsi.

La scelta delle due canonizzazioni contemporanee, nel segno della continuità, significa che papa Francesco è già costretto a mediazioni imposte dal potere delle lobby dei cardinali che contano? O peggio, rappresenta il punto di arrivo di un processo di rinnovamento che, solo agli inizi, si è già arenato e che segna la sconfitta di Francesco? L'unica cosa certa è che il tutto costerà al comune di Roma circa otto milioni pagati dalle tasse di tutti i cittadini, cattolici e non, credenti e non. Per qualche giorno negozi, alberghi e ristoranti incasseranno di più, dopo non si sa.

 

 

Foto: Eleonora Giovinazzi/Flickr

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