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Oltre le colline (mistero della fede)

“Misteri della fede”. Ogni medico fornisce la sua medicina e il capo del convento in Moldavia, comunità operosa e quasi autosufficiente “oltre le colline”, chiamato dalle sue novizie padre e papà, ritiene che i malesseri di Alina e le sue ribellioni necessitino di esorcismi. “Il maligno attraverso di lei cerca di spaventarci [...] dobbiamo liberarla dal maligno indebolendolo (ma così indeboliscono la poveretta) [...] preghiamo per cacciarlo dal suo corpo”. Cristian Mungiu traspone cinematograficamente un fatto veramente accaduto e rappresenta da un lato le convinzioni che possono mettere radici in menti giovani e dall’altro il fondamentalismo religioso, quello che fa predicare al capo della piccola comunità: “Senza Dio nel tuo cuore potrai avere l’umanità intera intorno ma resterai sempre sola” o “L’uomo che parte non è più lo stesso quando torna”. I segni della croce propiziatori o di espiazione nel film si sprecano.
 


Alina, venticinquenne, è tornata dalla Germania dove lavorava, dopo esser fuggita dalla famiglia a cui era stata assegnata quando non aveva più l’età per restare nell’orfanotrofio: ma è tornata solo per portarsi via l’amica dei tempi dell’orfanotrofio Voichita, l’unico amore della sua vita, per tornare in Germania e lavorare sulle navi. Voichita però ha imboccato una strada diversa in quella specie di convento, ora et labora, lei è addetta tra l’altro a trarre l’acqua dal pozzo; nelle stanze chiamate “celle” c’è freddo e solo candele per far luce. Si è adeguata e si sente protetta dalle regole che le sono state date. Del resto è lei stessa a esprimere la paura di andarsene: “La mia vita lontana dal monastero non ha più senso […] Nessun posto dove andare”. Sebbene Alina cerchi di farla “rinsavire”, almeno secondo lei, con argomenti razionali - si rivolge a quelle “cornacchie” protestando che “Dio non è solo vostro, è di tutti” e “Chi crede in Dio non ha bisogno di alcuna icona” – e chiedendo a Voichita se “è di morire o di vivere” che abbia paura, riesce solo alla fine a farle promettere che partirà con lei, i dubbi si sono finalmente instillati nell’amica, ma è troppo tardi. Gli esorcismi sull’"indiavolata" Alina hanno sortito la tragedia.
 
Come in “Quattro mesi tre settimane e due giorni”, il regista affronta in modo particolareggiato fatti della vita, la visione non è appesantita dalla regia con manicheismi o interpretazioni melodrammatiche, i fatti stessi del resto sono molto seri per la loro natura. L’atmosfera qui è molto verosimile, sembra di entrare in un altro tempo e in un posto sconosciuto (“Another time another place”, era un film): forse è l’effetto dell’ottima interpretazione delle attrici coinvolte (migliori attrici e migliore sceneggiatura a Cannes 2012). Associazione di idee: in sovrimpressione nel trailer di mymovies compaiono le parole: “Non puoi sapere se Dio è tutto ciò di cui hai bisogno fino a quando Dio è tutto ciò che hai”, questo è il sunto vero del film, ed è un tema accennato anche nel più recente “Ida” del polacco Pawlikowski. Che, inoltre, Dio non sia solo di alcuni ma di tutti è il tema di cui è sempre stato convinto il nostro Don Andrea Gallo, prete di strada ma, ci si augura per la Chiesa, “santo subito”.

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