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Ambiente: dalla teoria alla pratica (facciamo le fattorie solari)

Avremmo tutti un grande vantaggio ad abbandonare le teorie, le ideologie, gli schemi, e così potremmo dare un giudizio serio e definitivo sulle realizzazioni storiche del liberismo e del comunismo, che si sono rivelate rispettivamente dittatura del capitale e dittatura del partito.

L’America e la Cina dimostrano questa affermazione e osserviamo che le classi subalterne in entrambi i paesi sono o sotto il tacco delle multinazionali, o sotto il la disciplina imposta dalla nomenklatura del partito.

Il lavoro salariato è una prigione dura, precaria, nociva, pericolosa per la vita e la salute, dove si atrofizza il cervello con gesti ripetitivi da automa, dove si impone la cultura della divisione tra individui affinché non ci si compatti come classe sociale.

Il “progresso” portato dalla civiltà industriale ormai lo possiamo misurare facilmente: le classi subalterne sono rimaste tali, i ricchi lo sono diventati sempre di più, lo sviluppo deciso e attuato dal capitalismo ha già portato il nostro ecosistema al collasso, il metodo dei rapporti internazionali rimane legato alla potenza militare e all’uso della forza, anche se ciò viene chiamato democrazia.

Nelle strategie globali del falso liberismo e del falso comunismo, l’uso della schiavitù salariata rimane centrale ed irrinunciabile.

Né la rivoluzione liberale, né quella marxista hanno eliminato sfruttatori e sfruttati, ma oggi nessun partito né alcun movimento politico sostiene che bisogna cambiare in profondità il modo di produrre, neanche di fronte ai disastri ambientali e alla emergenza delle emergenze che è la sovrappopolazione mondiale.

La concentrazione di popolazioni, che il processo industriale ha portato verso le città negli ultimi 50 anni, ha fatto saltare equilibri millenari, con il risultato dell’abbandono delle campagne e vediamo masse di disperati accampate in terribili periferie, pronti a vendersi per due soldi per lavori precari e occasionali.

Nessuno “sviluppo”, né capitalista, né di altra matrice, è in grado di fronteggiare questa situazione, anche perché essa è stata provocata dalle stesse forze che sono ora al potere politico, la cui cultura fondante è quella della irresponsabilità verso l’ambiente, associata al dogma dello “sviluppo infinito”, sostenuta dalle religioni islamica e cristiana che si oppongono a qualunque ragionata e razionale decrescita demografica basata sulla contraccezione.

Se qui e ora non si riesce a mettere al primo posto la semplice ed evidente equazione che si deve raggiungere un equilibrio tra risorse e numero di abitanti di ogni nazione,e che ogni paese deve essere indipendente quanto a risorse alimentari ed energetiche, il mondo non ha futuro.

 Non solo, ma questo obiettivo va raggiunto in modo totalmente diverso dal passato, non in modo industriale e capitalista con grandi concentrazioni terriere, ma con il “piccolo modo di produrre”, legato al lavoro di individui, famiglie, piccole cooperative, legato ai bisogni e alla specificità del territorio e non più al mercato globale in mano alle mafie ed agli speculatori.

L’unico modo per uscire dalla schiavitù salariata e dalla dittatura capitalista è quello di incominciare a dimostrare che si può vivere in modo libero ed autonomo puntando sulla autosufficienza alimentare ed energetica, cosa possibile in quelle che io chiamo le FATTORIE DEL SOLE, in cui non esiste il lavoro salariato, in cui il reddito principale dipende dalla vendita di energia elettrica fotovoltaica o eolica, accompagnato da una piccola produzione agricola legata ai propri consumi e/o ad un piccolo commercio locale.

In Italia questa è una prospettiva realistica e praticabile subito da milioni di giovani e da contadini che si vogliono sottrarre alle speculazioni del mercato sulla loro produzione. Investendo l’equivalente del costo di un trattore moderno in pannelli fotovoltaici già si ha un reddito per vivere, senza orari, senza padroni che ti sfruttano e ti licenziano, a contatto con la natura, dove con un solo ettaro si può ricavare un meraviglioso “giardino” che ti dà frutti di tutti i tipi.

Non la vecchia miseria nera delle campagne di una volta, ma modernissime fattorie solari, con gente colta ed intelligente che sappia coniugare antico e moderno e soprattutto che non desidera prendere ordini da nessuno.

Le campagne ripopolate in questo modo, senza sfruttati né sfruttatori, senza produzioni inquinanti, con una vita sobria ma libera, possono suggerire a tutti che questo è un modo possibile e giusto di vivere, sostenibile, che crea persone responsabili, vere tutelatrici dell’ambiente, a presidiare il territorio, non in concorrenza tra loro, ma legate ad una stessa visione del mondo e della vita.

Quasi tutta la popolazione potrebbe lavorare ad una prospettiva di questo tipo, e tutto il consumismo o le mode indotte dal sistema capitalista crollerebbero miseramente nel ridicolo, mentre il paragone tra la qualità della vita in qualunque periferia di qualunque città e quella in una fattoria del sole sarebbe improponibile.

Se questo scenario si aprisse, soprattutto con i giovani, il più grande e palpabile effetto sarebbe quello di far fallire il criminale ritorno al nucleare, perché il fabbisogno energetico sarebbe soddisfatto dalla produzione di queste fattorie.

Il livello di autonomia e di indipendenza che può raggiungere una struttura di questo tipo è notevole: con l’elettricità ci si scalda, ci si rinfresca, si cucina, si ha l’acqua calda, si alimentano le batterie di una auto elettrica, si fa funzionare il pc che ci porta in casa tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Inoltre è possibile fare a meno delle fogne con la fitodepurazione, si può essere indipendenti per l’acqua raccogliendo in una cisterna l’acqua piovana, i rifiuti umidi e i residui lignei delle potature e degli sfalci con il compostaggio possono formare un perfetto concime biologico, invece di essere un problema per le discariche, e per partire, da veri pionieri, si può cominciare con un modulo abitativo poggiato su blocchetti di cemento (tempo di installazione, minuti 5).

Si potrebbe incominciare a vivere facendo pace con la natura e con gli uomini, senza competizione, sfruttamento, guerre.

Credo che nulla convinca di più dei fatti compiuti, e che questo è il solo modo per dimostrare di essere responsabili per un futuro sostenibile e di libertà.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.188) 11 agosto 2009 19:38

    Ho sentito di una signora (di città) che proponeva di andare con la bottiglia a prendere il latte (e magari anche il vino) direttamente in fattoria. Sicuramente aumenterebbe il traffico automobilistico. Prima di invertire la marcia potremmo leggere i Peccati di presunzione più volte commessi oppure riflettere in termini di Compatibilità Ecologica globale per le cose da fare subito. (segue => http://forum.wineuropa.it 

  • Di Renzo Riva (---.---.---.46) 26 agosto 2009 22:45

    Progetto già fallito più volte.
    L’ultimo movimento dopo le famiglie comuni o comunitarie fu quello "Hippy".

    L’estensore dell’articolo che sto commentando sa dire dopo aver installato una potenza di 1 GW in pannelli fotovoltaici o termodinamica quanta potenza di termoelettrico tradizionale a carbone o idrocarburi potremo chiudere?

    L’algebra dei segni + - x : non è soggetta ad opinioni che taluni pretenderebbero di piegare ai loro desiderata.



    Scrivono gli accademici di Galileo2001 ed io riprendo per rispondere ad un lettore d’un quotidiano locale.

    I parametri
    di Kyoto
    costeranno molto

    2008÷2010.....15,9 MLD Euri
    2011÷2020......150,0 MLD Euri
    2021÷2025.....106,5 MLD Euri

    totale...............272,4 MLD Euri

    Vorrei proporre una lettura diversa del tema trattato dal Signor Carlo Pellegrini ne “L’intervento” sulle pagine del Nordest e dal signor Daniele Papa nella rubrica “Lettere” da Udine. I parametri di Kyoto costeranno alle casse dello Stato 5,3 mld euro all’anno da qui al 2010, 15 mld euro l’anno per il decennio 2011÷2020 e 21,3 euro mld l’anno per il periodo dal 2020÷2025. Insistere poi con le cosiddette Fonti Energetiche Rinnovabili (Fer) è il massimo dell’incompetenza scientifica prima che d’incompetenza politica.
    Quale responsabile territoriale in Friùli del Cirn (Comitato italiano rilancio nucleare) segnalo un passo della lettera inviata da personale accademico e scientifico e da me sottoscritto on-line nel sito di Galileo 2001.
    “All’impossibilità pratica di rispettare gli impegni assunti fanno riscontro le pesanti sanzioni previste dal Protocollo per i Paesi inadempienti, che rischiano di costare all’Italia oltre 40 miliardi di euro per ciò che avverrà nel solo periodo 2008-2012.
    Al fine di indirizzare correttamente le azioni volte al conseguimento degli obiettivi di riduzione, occorre tenere presente che i settori dei trasporti e della produzione elettrica contribuiscono, ciascuno, per circa 1/3 alle emissioni di gas serra (il restante terzo è dovuto all’uso d’energia non elettrica del settore civile/industriale). Giova allora valutare cosa significherebbe tentare di conseguire gli obiettivi del Protocollo in uno dei seguenti modi: sostituire il 50% del carburante per autotrazione con biocarburante; sostituire il 50% della produzione elettrica da fonti fossili con tecnologie prive di emissioni.
    1. Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo conto dell’energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
    2. Eolico. Sostituire con l’eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000 turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il paese che più di tutti al mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici - oltre il 15% della potenza elettrica installata - producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.
    3. Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a fronte di una potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a 5 GW. Installando in Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in tutto il mondo, non conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
    4. Nucleare. Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla media europea (circa 30%).
    Come si vede, nessuna realistica combinazione tra le prime tre opzioni (attualmente eccessivamente incentivate dallo Stato) può raggiungere neanche il 5% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Agli impegni economici corrispondenti si dovrebbe poi sommare l’onere conseguente all’acquisto delle quote di emissioni o alle sanzioni per il restante 95% non soddisfatto.
    Esprimiamo quindi viva preoccupazione per gli indirizzi che il Governo e il Parlamento stanno adottando in tema di politica energetica e ambientale, e chiediamo pertanto:
    1. che si promuova la definizione di un piano energetico nazionale (Pen), anche con la partecipazione di esperti europei, che includa la fonte nucleare - che è sicura e rispettosa dell’ambiente e l’unica, come visto, in grado di affrontare responsabilmente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto - e che dia alle fonti rinnovabili la dignità che esse meritano ma entro i limiti di ciò che possono realisticamente offrire;
    2. che la comunità scientifica sia interpellata e coinvolta nella definizione del Pen e che si proceda alla costituzione di una task force qualificata per definire le azioni necessarie a rendere praticabile l’opzione nucleare;
    3. che si interrompa la proliferazione di scoordinati piani energetici comunali, provinciali o regionali e che non siano disposte incentivazioni a favore dell’una o dell’altra tecnologia di produzione energetica al di fuori del quadro programmatico di un Pen trasparente e motivato sul piano scientifico e tecnico-economico.”
    Renzo Riva
    Buja - UD

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=374562&page=3#1

    #32 renzoriva (7) - lettore
    il 17.08.09 alle ore 18:21 scrive:
    Pagheremo caro quest’anno - 800 milioni di Euri - la fregola del Pecoraro di farsi bello in Europa che invece di presentare il dato consigliatogli dal ministero dello sviluppo di 230 milioni di Ton. di CO2 quale limite massimo su cui calcolare poi le riduzioni negli anni successivi in Europa sparò invece 201 milioni e per questo meriterebbe di essere appeso a testa in giù. Leggete il libro di S. Fred Singer “La natura, non l’attivita’ dell’uomo, governa il clima” - Riassunto ad uso dei responsabili politici del Rapporto del Comitato Internazionale Non-governativo sui Cambiamenti Climatici. La conclusione potrebbe essere riassunta così: scambio della causa con l’effetto; ovvero l’aumento della CO2 non è causata dal falso problema GHS che provoca il GW bensì l’aumento della temperatura provoca l’aumento della CO2. Viene poi posta in risalto la “stretta correlazione” fra O18, C14 e altro che assolverebbe la CO2. Invece quelli della “spesa dirigistica” pur di spandere … Renzo Riva

     

    Volete sapere perché?

    Perché il Pecoraro, per fare la "ruota" (come il tacchino) in Europa invece di comunicare il dato delle emissioni totali di CO2 del ministero dello sviluppo di 230 milioni di tonnellate di CO2, che negli anni successivi avrebbe costituito la base di partenza per le future riduzioni, fece la "penzata" di dare invece il dato di 201 milioni di tonnellate di CO2.

    Questo, secondo il "tapino" Pecoraro, doveva spronare le aziende al risparmio ed all’efficienza energetica: il "tapino" non aveva e non capiva un "klinz" della materia perché le aziende italiane, già da anni penalizzate rispetto ai competitori internazionali, avevano già fatto risparmi ed efficienza.

    Tant’è vero che cito un caso per tutti: l’acciaieria ARVEDI, oggi leader mondiale nella produzione dei coils in lamiera, nell’anno 2006 riusciva a produrre la stessa quantità con un risparmio di energia elettrica del 75%.

    Oggi per effetto dell’insensatezza pecoraria le famiglie pagheranno mediamento Euri 40 in più solla bolletta dell’Enel per effetto dell’obbligo all’acquisto di sertificati per le emissioni di CO2 che quest’anno ammonteranno a Euri 800 milioni.

    PECORARIZZATI SCANIOTI! PAGATE!
    ZITTI E MOSCA!
    E non lamentatevi perché chi si lamenta oggi è stato ieri la causa del degrado del sistema elettrico nazionale votando i vari Pecorari & C.
    Avanti, BEaTI d’Italia!

    PAGATE!!!!

    Ricordate il ritornello: Pagherete caro! pagherete tutto!

    OGGI È IL MOMENTO DI PAGARE LE CAZZATE FATTE IN PASSATO.

    Mandi,

    Renzo Riva

    [email protected]

    349.3464656

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