“..Sebbene di impatto più limitato
rispetto al ponte, a causa degli investimenti, l’alternativa multimodale si
presenta superiore quanto ad efficacia complessiva dell’investimento (1,5
miliardi di PIL per miliardo di investimento contro 1,2 del ponte; 19 unità di
lavoro-anno per miliardo di investimento contro 11 del ponte) e quanto a
distribuzione territoriale dell’impatto a tutto vantaggio del Mezzogiorno (83%
del PIL contro 74% del ponte; 87% dell’occupazione contro il 57%).”
“Per l’ambito regionale intermedio, e a
maggior ragione rispetto all’ambito ristretto, il ponte – così come le
alternative – non è in grado, da solo, di attivare lo sviluppo economico e
l’integrazione delle aree considerate. All’interno di uno scenario di bassa
crescita si perviene così ad una valutazione di staticità – nessun effetto
differenziale rispetto alla soluzione senza ponte, tranne un moderato effetto
di attrazione turistica direttamente connesso al “manufatto” ponte e un
positivo impatto macro-istituzionale.(…) Una prima conclusione rilevate è che
lo scenario economico di crescita fa una differenza sostanziale. Se l’economia
non cresce ad un tasso robusto – ma specialmente, se le politiche per il
Mezzogiorno non avranno successo – i benefici attesi dal ponte diminuiscono
drasticamente. Lo scenario a regime risulta in larga misura indistinguibile da
quello del non intervento.”
Advisor “Collegamenti Sicilia – Continente”,
(ATI Pricewaterhouse Coopers Italia – UK; CERTeT Università Bocconi, Sintra
srl, NET Engineering ), Rapporto finale,
Executive Summary. Roma, 28 febbraio 2001. (disponibile in: www.infrastrutturetrasporti.it)
Un mostro di cemento in mezzo allo Stretto, ridotto a dupice baia;
inutile dal punto di vista trasportistico (la comunità europea non da
un euro, anzi ha messo in mora l’Italia per carenze nella valutazione
di impatto ambientale), dannoso dal punto di vista economico rispetto
ad alternative multimodali..