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 Home page > Tribuna Libera > Yoani e la censura del regime

Yoani e la censura del regime

Siamo da sempre contro la censura, va da sé che ci schieriamo al fianco di chi afferma che il periodico di Yoani Sanchez non deve essere assolutamente hackerato o bloccato. Diamo per scontato che la Sicurezza di Stato cubana sia tanto sciocca da continuare in questa assurda persecuzione telematica, mentre aggiungiamo - per completezza d'informazione -che 24ymedio si vede e si legge in tutto il mondo.

Il solito problema si verificava con Generacion Y, che a Cuba risultava spesso oscurato. Stupidità della Sicurezza di Stato, provvedimenti che servono solo alla blogger per pubblicizzare il periodico a livello internazionale, se tutto fosse vero. Infatti, a Cuba nessuno usa Internet per leggere riviste on line, i pochi che hanno la possibilità economica di navigare (a costi altissimi) lo fanno per collegarsi con i familiari all'estero e per avere notizie sulle loro condizioni di salute. A nessun cubano normale verrebbe in mente di spendere moneta convertibile per leggere cose che conosce bene, visto che Yoani racconta la vita quotidiana dell'uomo della strada.

Ecco perché ci appare sciocca, insensata, priva di fondamento, l'inutile misura repressiva decisa da Raul Castro. Ottiene l'effetto opposto, rendendo la blogger vittima di un'ingiusta repressione e aumentando la notorietà del periodico all'estero, tra i suoi veri lettori. In definitiva, proprio quel che Yoani Sanchez desidera. Non è strano tutto questo? Davvero gli uomini dei servizi segreti cubani sono così stupidi? Non appena si è avuta notizia del blocco telematico sono partiti i peana programmati da parte degli Stati Uniti per criticare la violazione della libertà di stampa e auspicare maggior tolleranza da parte del governo cubano.

Ora, il punto di vista di Raul Castro è noto: "24ymedio non è un organo di stampa indipendente, ma è finanziato da una potenza straniera per minacciare la stabilità politica cubana". Ecco perché il governo lo combatte. Sbaglia le armi, a mio modesto parere, perché contrastare la diffusione a Cuba dove - in re ipsa - la circolazione è inesistente, significa pubblicizzare maggiormente il periodico. L'indifferenza sarebbe il modo migliore per far morire l'iniziativa nella palude dei cubani all'estero, unici lettori del periodico, a parte qualche giornalista internazionale che spulcerà poche pagine senza capire e scriverà la sua opinione a date prefissate.

Ieri - almeno in Italia - abbiamo assistito a un coro di stupidaggini a reti unificate, da Repubblica a Il Giornale, con intensa attività da copiatori di veline realizzata da pseudo giornalisti che suonavano la grancassa nordamericana. Noi cerchiamo di dare un'informazione più approfondita, ma nessuno ha diffuso la nostra opinione, anche se siamo stati nel mostro e ne conosciamo le viscere. Pure questa è censura, mi pare. Censura democratica. 

Tornando alla censura comunista (ma Cuba non ha più niente di comunista!), ha ragione la blogger quando afferma che "questo tipo di censura incuriosisce i lettori e rende il giornale più affascinante, perché non c'è niente di più attraente delle cose proibite". Va da sé che il fascino sprigiona solo fuori dai confini dell'Isola - non tanto per il blocco - quanto per il fatto che a nessun cubano normale verrebbe mai in mente de gastar dinero por esta locura.

 

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