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Bilal, 17enne curdo arriva a Calais dopo un viaggio di 3 mesi per raggiungere la sua ragazza Mina a Londra, curda pure lei. A Calais realizza che sia le autorità francesi sia quelle del Regno Unito ostacolano con ogni mezzo la traversata ai "sans papières" (senza documenti) anche perseguendo chi cerca di aiutarli; non vede altro mezzo che raggiungere la meta a nuoto. 

Per farlo impara a nuotare e si allena per la traversata in una piscina francese; l'istruttore (Vincent Lindon, magnifico attore), ex campione di nuoto, diventa complice della determinazione del ragazzo, lo considera quasi un figlio che diventa un pò sua ragione di vita. I "potenti mezzi" della Royal Navy faranno sì che il ragazzo venga bloccato a 800 metri dalle coste di Dover, dopo 10 ore a nuoto, e reso alla Francia in un sacco di plastica. Pare che i nostri leghisti plaudirono all'inflessibilità dei poliziotti francesi e inglesi e Maroni dichiarò che l'Italia deve stringere i suoi controlli su quegli esempi: questa protervia dimostra disumanità, la visione del film fà avvicinare al ragazzo e a tutti i diseredati che cercano condizioni di vita migliori a prezzo di lunghe e pericolose migrazioni, che spesso non li lasciano vivi. Il tempo è un gran dottore, tra 10 o 20 anni tutti gli italiani saranno una razza "coloured".

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