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Vita da call center. Essere choosy o non choosy? Questo è il dilemma!

Meglio essere umili e accettare la prima offerta senza aspettare il posto ideale, come vorrebbe il Ministro Fornero, o vivere dignitosamente?

Non essere choosy ha un suo caro prezzo (spesso psicologico) da dover pagare...

“Non siate choosy!” ha esclamato il Ministero Elsa Fornero rivolgendosi ai giovani, qualche giorno fa. Meglio essere umili e accettare la prima offerta senza aspettare il posto ideale.

Ma quanto costa non essere choosy?

Molti laureati finiti gli studi e nell’attesa del lavoro dei propri sogni (quello per cui hanno studiato) ricercano lavoretti part time o full time in altri campi.

Al 90% di essi sarà capitato un colloquio in un call center. Avranno poi aderito alla proposta di alcuni giorni di prova ascoltando promesse illusorie relative a uno stipendio fisso (300-500 euro) più incentivi.

Ma cosa accade in questi ambienti di reclutamento?

Quelle che sembrano tipiche scene da film, si pensi a “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì, sono replicate e vissute in prima persona dai poveri malcapitati.

In un call center outbound di Roma per una nota azienda energetica si passa dal risveglio mattutino con musica all’applauso per l’appuntamento preso per i consulenti; dalla pressione psicologica con frasi tipo “Lampadine vi voglio attive e non a risparmio energetico!” oppure “Non uscite da qui se non mi procurate 25 appuntamenti per domani!” a quella visiva laddove le stanze sono tappezzate di poster che raffigurano un omino al pc con la scritta “Stiamo lavorando per NOI; the sky’s limit!”.

E ancora… Telefonare interrottamente ai privati e alle aziende per proporre un’offerta esclusiva (a loro avviso) e sentire il malcontento per le continue chiamate giornaliere, farsi compatire dalla signora di turno per il lavoro che si sta svolgendo ed essere accusati di truffare, di assillare, di infastidire…

E la paga sarà dignitosa?

Durante il colloquio dichiarano la presenza di un fisso pari a 500 euro. E tu, giovane non “schizzinoso”, pensi che sia una buona opportunità e decidi di provare. Poi, durante i giorni di prova, ti annunciano che la paga in realtà è di 300 euro lordi più incentivi sulle vendite. E tu, giovane non “schizzinoso”, pensi che hai comunque uno stipendio minimo garantito nel caso non riuscissi a concludere contratti e così decidi di continuare. Infine, dopo i 5 stancanti giorni di prova ti presentano il contratto. Fiero, lo leggi con attenzione e trovi quella piccola clausola che ti insospettisce. Il fisso base viene concesso se si garantiscono un minimo di appuntamenti/contratti. E in caso contrario? Semplice, non sei pagato!

E allora ti poni il dilemma: Choosy o non choosy?

Cara Ministro Fornero, talvolta meglio essere choosy che schiavizzati con lavori dequalificanti e lontani dalla nostra formazione, lavori che non sarebbero nemmeno spendibili se inseriti nel proprio curriculum vitae in un mercato dove l’esperienza nel proprio settore di studi è un requisito necessario alla pari del titolo conseguito (si pensi ai classici annunci in cui si richiede un candidato brillante, laureato da non più di 12 mesi e con almeno 1 o 2 anni di esperienza nel ruolo da ricoprire…).

Non essere schizzinosi ridurrebbe soprattutto le nostre ambizioni e ciò si riverserebbe sul nostro status sociale futuro. In fondo, anche la nostra generazione ha il diritto di vivere in maniera dignitosa.

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