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Vita da artisti... di strada

Ai giorni d’oggi spesso per “esistere” bisogna apparire. Ma a volte neanche questo basta.

Può accadere che un sabato pomeriggio sul lungo mare di Ostia si trasformi in un vero e proprio tuffo nel passato. Eppure sembrava la classica passeggiata di inizio Marzo: brezza sostenuta, sole tiepido, poca gente sul pontile e tanto mare. Una distesa di acqua che prende i colori del cielo e gli odori della primavera, ormai alle porte.

Tra una chiacchiera e l’altra, due ragazze attirano l’attenzione di tutti: c’è chi si blocca e si gira per seguirle, chi invece cerca di fare finta di niente ma poi, con la coda degli occhi, osserva attentamente ogni loro spostamento.

Il motivo di tanta curiosità? Una piccola valigetta marrone ma soprattutto lo stile di una delle due “girls”: capelli raccolti, mantella ed un vestito grigio accollato. Un signore di mezza età non può esimersi dal classico commento in stile trasteverino: “Ma questa da do’ esce fori?”. Dopo alcuni minuti, anche l’altra ragazza comincia a prepararsi: acconciatura diversa ma stesso vestito anche se sulle tonalità del verde. Dalla valigetta improvvisamente escono uno specchio e dei trucchi: in pochi secondi, il pontile diventa un camerino a cielo aperto.

A questo punto tutti cominciano ad avvicinarsi, convinti che di lì a poco quelle che sembravano due “svampite”, avrebbero sicuramente iniziato uno spettacolo. Ed invece, niente. Richiudono la valigetta e con la stessa folle naturalezza con la quale erano arrivate, si lasciano il pontile alle spalle e si dirigono verso il centro.

Bè, se vi dico che le abbiamo inseguite vi scandalizzate? Se così fosse mi spiace, perché è proprio quello che è successo! Arrivando nella zona pedonale, finalmente, scopriamo cosa avevano in serbo per noi quelle due ragazze uscite dall’Italia degli anni ’30. In pochi minuti il marciapiede diventa un piccolo teatro, con tanto di cavea e “spalti”: The Sgirlies in concerto.

Musiche e canzoni del Quartetto cetra e del Trio lescano cantate a due voci e recitate con naturalezza ed originalità: ed è così che tra le note del pinguino innamorato e i tulli-tulli-tulli- tullipan, possiamo ascoltare pezzi rap e gospel, alla faccia di chi crede che non si possano fare contaminazioni musicali non solo tra generi ma anche tra epoche diverse.

Alla fine dello spettacolo si fa avanti il loro impresario “Mr. Valigetta”: perché, si sa, un pizzico di fantasia aiuta sempre a rendere speciale anche il gesto più semplice, ad esempio, quello di lasciare un’offerta. Quasi tutti i presenti danno qualcosa al fantasioso impresario e chi non lo fa, prende il biglietto da visita e si complimenta: “Ragazze continuate così! Siete bravissime!”, commentano sorridendo alcuni dei presenti. Sono, però, le signore con qualche capello bianco in più a sbilanciarsi: “Ci avete fatto tornare giovanotte! Grazie!”.

E’ davvero particolare rivedere il nastro di quel pomeriggio ed immaginare quante vite che non si erano mai intrecciate, l’abbiano fatto almeno per venti minuti, grazie a quelle due ragazze, dapprima considerate un po' svampite e poi salite agli onori della ribalta come artiste.

Dietro il loro spettacolo, anni di studio e la difficoltà di riuscire a vivere con quella che è una passione, ma soprattutto vorrebbe essere un lavoro. Ed allora ecco la strada. Una risorsa, una possibilità di esprimersi e di farsi vedere, perché, si sa, al giorno d’oggi spesso per “esistere” bisogna apparire. Ma a volte neanche questo basta.

Quante volte, infatti, andando a lavoro incontriamo artisti di strada che suonano, recitano, cantano: ma in quel caso la nostra attenzione assomiglia spesso ad una tolleranza utile a superare il fastidio del momento. E’ strano credere che forme d’arte, più o meno alte, possano creare disagio. Ma è straordinariamente bello pensare, invece, a tutte quelle volte che magari, in metropolitana, presi dai problemi di tutti i giorni, la nostra mente ed il nostro cuore sono stati richiamati da suoni che hanno reso il nostro viaggio meno noioso e forse meno solitario.

Che sia di strada o meno, l’arte, quando c’è, riesce a portarci altrove, nel tempo e nello spazio. Magari proprio quando meno ce lo aspettiamo, durante un normale sabato pomeriggio di marzo, diventato “speciale” grazie a due ragazze degli anni ’30.

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