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Lettera aperta al Presidente Mattarella: i componenti dei seggi elettorali sfruttati e sottopagati

Gentile Presidente Mattarella,
Le scrivo per segnalarLe una situazione di cui credo sia al corrente ma che, dopo anni di esperienza, mi sento moralmente in dovere di farLe presente.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Questo recita l’articolo 1 della carta costituzionale della nostra cara nazione. Questa è la premessa da cui voglio partire e in base alla quale voglio porLe due domande:

– Lei considererebbe tale un lavoro che prevede una paga oraria di poco più di 5 euro (in alcuni casi anche inferiore), con un orario di lavoro giornaliero di 25 ore continuative (in alcuni casi anche superiore) senza pausa pranzo e cena garantita (volendo neanche quella bagno!) e con una miriade di responsabilità che, in caso di errore, sfociano nel penale?

– Consiglierebbe a Sua figlia di farsi avanti per una posizione lavorativa di questo tipo?

Alla luce dei Suoi discorsi e dall’attenzione che ha sempre dimostrato nei confronti del lavoro ed in particolare di quello giovanile, mi permetto di credere che le Sue risposte alle mie domande possano essere negative. Immagino, infatti, che un’azienda che proponesse ad un lavoratore un “pacchetto simile” a quello sopra descritto verrebbe immediatamente tacciata di sfruttare la propria forza lavoro. Magari finirebbe anche sulle prime pagine dei giornali, spingendo sindacalisti e politici di turno ad intervenire.

Mi duole scriverlo ma il pacchetto in questione è stato proposto proprio dallo Stato italiano di cui Lei è il più alto rappresentante. Ed è proprio per questo che in prima istanza mi rivolgo a Lei.

Sono infatti una delle migliaia di Presidenti di seggio che tra sabato pomeriggio e lunedì sera hanno prestato servizio in occasione delle recenti consultazioni elettorali. Scegliere di votare in un solo giorno, accorpare le elezioni regionali a quelle politiche (in Lazio e Lombardia) e inserire i tagliandi anti frode, alla luce anche dei diversi sistemi di voto, sono state delle decisioni scellerate.

Al grido di “risparmiamo!” (forse a livello economico ma non credo a livello di tempo, stress e salute) è stata creata una situazione operativa allucinante!

1) Allucinante per i cittadini/elettori che per votare hanno dovuto fare delle lunghe file ed alcuni, proprio per questo motivo, hanno deciso di desistere dall’esercitare il diritto/dovere più importante che esista in un sistema democratico;

2) Allucinante per chi, come me, ha prestato servizio ai seggi (incluso anche i segretari, gli scrutatori e i rappresentanti di lista) e tra domenica e lunedì ha dovuto appunto lavorare per 25 ore continuative (e in alcuni casi anche di più);

3) Allucinante per gli uffici elettorali, le forze di polizia locale e di pubblica sicurezza;

In poche parole, allucinante per uno Stato civile che ha le proprie fondamenta in quell’articolo 1 con cui ho aperto questa mia lettera.

La prima volta che ho prestato servizio in un seggio elettorale avevo 19 anni e ero scrutatrice, a 24 anni sono stata per la prima volta chiamata a ricoprire il ruolo di presidente… oggi ne ho 36 di anni e, con quella di ieri, dopo 12 anni, finisce qui la mia esperienza come presidente di seggio. Mi cancellerò dall’elenco e la prossima volta mi limiterò ad andare a votare.


Immagino che non sarò la sola a prendere questa decisione e, anzi, me lo auguro.

Perché, glielo dico sinceramente e senza peli sulla lingua, è il caso di CAMBIARE!

Un presidente di seggio non può pagare una sanzione amministrativa tra 103 e 309 euro se un elettore per errore porta con sé una matita.

Un presidente di seggio non può restare in piedi per 16 ore senza mai sedersi e senza andare al bagno perché deve staccare i tagliandi anti frode, imbucare le schede, al tempo stesso avere mille occhi per garantire l’ordine pubblico, accogliere e gestire eventuali proteste, verificare che gli scrutatori registrino senza errori o dimenticanze gli elettori, timbrino le schede elettorali e questo elenco potrebbe continuare.

Ma soprattutto un presidente, e con lui tutti i componenti di qualsiasi seggio elettorale, non possono dopo questo sforzo non solo mentale ma proprio fisico, avere la lucidità e la prontezza per scrutinare più di 1500 schede (non contando le regionali, altrimenti la cifra supererebbe ampiamente quota 2000), compilare a mano insieme al segretario 4 verbali, 2 estratti, 2 tabelle di scrutinio e potrei scrivere ancora a lungo.

Perché, alla luce di questo quadro drammatico che Le ho descritto, non commettere errori è davvero difficile. Per farLe capire meglio cosa intendo, a titolo esemplificativo, mi avrebbe fatto piacere inviarLe una delle tabelle di scrutinio per le elezioni regionali del Lazio… due tomi di non so quante pagine da compilare rigorosamente a mano, con dei quadratini minuscoli (forse di 5 mm, non di più) che devono essere barrati con le matite bicolori blu e rossa, stampati su carta praticamente velina dalla quale si riusciva a leggere quanto scritto nella pagina precedente (aggiungendo confusione a confusione e stanchezza!).

Nella vita la prima cosa che si richiede è il rispetto, e mi permetta Presidente, ma lo Stato Italiano in questo caso di rispetto nei confronti dei Presidenti di Seggio non ne ha avuto!

Sperando che realmente leggerà queste mie parole (che Le annuncio già renderò pubbliche), La ringrazio per l’attenzione e mi auguro davvero che nelle prossime elezioni oltre a guardare il portafoglio dello Stato si guardi anche alle persone che durante le consultazioni elettorali lo Stato lo rappresentano e lo servono.

Distinti saluti

Sara Pulvirenti

Questo articolo è stato pubblicato qui

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