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Vi spiego perché non sono "indignato"

Rispetto alle manifestazioni globaliste contro il potere organizzate dal potere, io scelgo la lotta antisistema sociale e nazionale.

Alle maschere, ai giubilei chiassosi e festanti contro tutti ma in realtà contro nessuno, io preferisco vedere in piazza gli operai accanto agli impiegati, gli oppressi e gli sfruttati di ogni categoria sociale, con rivendicazioni definite e plausibili. Queste adunate eterogenee strumentalizzate dal potere in attesa di sostituirsi ad un altro potere sono la rappresentazione dell'ennesima manipolazione della volontà popolare.

E puntualmente arrivano loro le imprecisate milizie armate del potere a scompaginare e a denigrare l'idea stessa di manifestare il proprio pensiero. Nel coro unanime, elaborato chissà da quale cervellotico sociologo della nuova era mondialista, possono trovare mai spazio anche le più piccole rivendicazioni settoriali delle classi sociali?

Il formato stesso della nuova rappresentazione che si estende sul palco globale del nuovo teatrino cui possono da vicino vederne le scene e gli atti, è prerogativa di pochi eletti, ai restanti il ruolo di marginali spettatori. Riprendiamoci il particolare e distacchiamoci dal coro globale, riscopriamo il nazionale e il suo più alto senso spirituale, quale demiurgo degli interessi individuali. Lasciamo agli affaristi e ai politologi di Wall Street, impegnati nella creazione dell’uomo globale, il compito di elaborare nuove truffe ai danni dello schiavo moderno.

Protestare urlare e sbraitare. Dare fiato al proprio senso di frustrazione per tornare a casa più incerti che mai. Violentati dalle milizie oscure del potere che stuprano dinanzi agli esterrefatti e agli esausti i cimeli e le insegne di una Storia che dalle membra di marmo osservano impietrite lo svolgimento dei fatti. Opposizione non sterile al Sistema. Allontaniamoci per essere veramente sociali liberi e nazionali, dalle proteste istituzionalizzate. Fare come Fiorini elevare il particolare nella giornata del globale portando il tricolore dinanzi ai simboli del potere un tempo lontanamente nazionale ma ormai venduto ai poteri del drago.

Gli altri, se vogliono, ci seguano noi abbiamo chiaro il nostro obiettivo: il popolo e le sue prerogative, dal pescatore di Lampedusa fino al manager della city meneghina, nell’ interesse unico della Nazione. Già, la Nazione, che termine obsoleto verrebbe da pensare a qualcuno. Ma se oggi la fantasia e la creatività risiedono nelle produzioni locali, a differenza della noiosa standardizzazione della produzione di massa, emergono grazie alle tradizioni e ai sapori che fanno di un popolo la cultura personale.

Non screditiamo la nostra offerta nel supermarket mondiale degli effetti speciali e del vociare che è solo urlare. Chi nei giorni appena trascorsi ha tentato di spiegare ai partecipanti, i quali non erano tutti dottori delle migliori accademie, cosa fosse il debito, cosa significasse ricapitalizzare e perché no socializzare? Nessuno, tutti impegnati a sputare addosso a quello o a quell’altro per il semplice gusto di scaricare le frustrazioni e la m*** di un animo dipinto a stelle e striscie.

L'ultimo treno per yuma lo vogliamo perdere non ci interessa salirci, noi stiamo bene per terra, abbiamo tanto da fare per renderla di nuovo fertile, non vogliamo girare intorno al mondo. Restiamo a terra e culliamoci delle contraddizioni e delle peculiarità che la rendono unica .

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