• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Verde

 
Un prato inzuppato di pioggia, i fili d'erba solleticano i polpacci nella mia goffa andatura su questo tappeto odoroso, che come una spugna rilascia l'acqua ad ogni mio passo. 
Attraverso un campo scomposto, selvatico e verde, verdissimo. Picchiettato dai tenui colori di capolini fioriti, sparsi elegantemente un po' ovunque.
 
Lì sopra il cielo è occupato da gonfie nuvole scure, che assumono forme pompose, e mutano spostandosi via in fretta, seppure ammassate, come un unico e morbido corpo, sospinto dalle fredde correnti dei bizzarri venti montani.
Qui e la' solo brevi schiarite, spade di luce riescono a rompere il muro, a sbucare in transitori pertugi. Va tutto molto veloce, mentre io sono quaggiù, a muovermi lenta sulla terra bagnata. 
 
E osservo i rami del pino, ornati di perle cadenti, attratte dal suolo, e ondeggiano le punte argentate dei salici, che come ogni anno di questo periodo, impreziosiscono le chiome brillando nell'aria con i loro riflessi.
 
Il grigio che piove dal cielo rende la vegetazione piu' verde, la fa apparire più viva, e avverto come una forza che vibra e percorre il mio corpo.
 
Un pomeriggio di fine agosto, in solitario ascolto di ciò che mi accoglie. Se mi avvicino a quella pozza accadrà, lo so bene: le piccole rane vi salteranno dentro veloci, con le lunghe zampe scure e quel musetto appuntito che rimane all'esterno, ad osservare il vasto mondo dell'aria. Fintanto che il pericolo sia contenuto, ovviamente...
 
E allora mi avvicino pian piano, voglio provare il noto piacere di poterle osservare, immobili, colorate, con gli occhi attenti e quel ritmo costante che danza sotto la gola. Un respiro di vita in un ambiente pulito.
 
Si accorgono della mia presenza, e lestamente si lanciano in acqua: alcune posso solo sentirle dal tonfo che fanno immergendosi, qualcuna invece riesco a vederla, nel salto che conduce nel luogo sicuro, proprio a mezz'aria, dove il corpo in verticale inizia a incurvarsi per ridiscendere a terra - o in acqua, più propriamente.
Una squadra di atleti olimpionici!
 
Ce ne sono di scure, che si mimetizzano bene nel fango, e ve ne sono di color verde brillante; sono di ogni misura, distribuite nell'erba in ordine sparso. E' difficile distinguere, in tutto quel verde, le snelle figure - di certo non per caso. Sono piccoli viventi, non sono aggressivi... Nuotano, saltano e cantano... In qualche modo dovranno pure proteggersi!
 
D'estate competono attraverso concerti amorosi, scavalcandosi agilmente nell'acqua e nel limo. A differenza di me, che ho i vestiti impregnati di pioggia, i capelli bagnati appiccicati sul volto, e la camminata pesante, intanto che passo con passo, fatico a estrarre i miei piedi dal fango spugnoso. 
 
Ma provo una grande allegria, tra le gocce e le fronde agitate, illuminata da un cielo invasato, e spintonata da questo vento freddo e impietoso, intessuto di accesi lampi incrinati, rumorosi e fugaci.
 
Procedo con ritmi alternati, in questo mondo vivace, fatto di luce e di anime vive, che suona, a volte in modo un po' greve, il respiro del giorno.
Il giorno che appartiene anche a me.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità