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Università di Messina: dal prossimo anno numero programmato per tutte le Facoltà

Cosa succederà dopo la riforma Gelmini? Questa la domanda che passava nella testa degli studenti, ignari che il loro destino sarebbe del tutto cambiato a seguito dell'approvazione di una legge di riforma passata a "costo zero", anzi con un taglio di 1,5 mld di euro. E se in autunno si pensionavano forzatamente la gran parte dei professori ordinari e associati più anziani senza sostituirli con nuovi ingressi, adesso le università italiane stanno sperimentando nuovi meccanismi per far fronte ai tagli al FFO e per adeguare la propria organizzazione alla legge 240/10.

Quindi, da una parte si mette mano agli statuti, mentre dall'altra, senza un minimo di critica nei confronti di un governo che considera l'istruzione pubblica un bancomat dal quale prelevare in caso di necessità, si cerca di trovare una soluzione alla carenza di organico a fronte di una riduzione del personale docente. Il primo effetto della riforma è, in molti atenei italiani, quello del numero chiuso in tutti i corsi di laurea. Questo avviene in particolare all'università di Messina.

Il 18 aprile, il Senato Accademico dell'Ateneo stabilisce che dal prossimo anno accademico tutti i corsi di laurea saranno a numero programmato: "questo - dice Tomasello - per eliminare gli studenti inattivi". Per giunta questa decisione viene presa senza che i rappresentanti degli studenti, eletti nelle elezioni di marzo, siano stati ancora nominati. Tomasello si giustifica dicendo che il ritardo è dovuto a causa di un ricorso presentato per rivedere l'esito della consultazione elettorale. Agli studenti che contestano Tomasello risponde: "piuttosto che contestare gli studenti pensino a studiare". Sembrano quasi parole del presidente del consiglio Berlusconi.

Questa del numero chiuso sembra aver risvegliato dal sonno tutte quelle associazioni studentesche tradizionalmente non ostili al rettore che riesce sempre a trovare gli escamotage giusti per farsi odiare. Se in occasione dello sgombero dei colleghi del collettivo Unime in Protesta il loro silenzio è stato totale, nonostante fosse un fatto politicamente rilevante, questa volta anche chi tradizionalmente resta in silenzio di fronte ai soprusi ha dato segni di vita: per l'Udu, unica associazione studentesca sempre critica con il vertice insieme al collettivo Unime in Protesta, il “numero chiuso è una chiara violazione del diritto allo studio poiché si basa, non in una selezione meritocratica ma su una serie di quiz pilotati». Secondo il sindacato degli studenti «l’inserimento all’interno delle Facoltà dell’ateneo Messinese del numero chiuso limitando l’accesso a tanti giovani è un atto gravissimo che lede il più sacrosanto dei diritti, quello allo studio». In un comunicato, l’Udu chiede quindi al Senato accademico di «rivedere questa decisone e decida di fare un passo indietro coinvolgendo gli studenti in scelte così importanti, non solo per l’università di Messina ma per tutta la cittadinanza».

 

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