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 Home page > Attualità > Politica > Unesco, risoluzione su Gerusalemme: ira e allucinazioni di Renzi

Unesco, risoluzione su Gerusalemme: ira e allucinazioni di Renzi

L’intervento di Matteo Renzi sulla risoluzione dell’UNESCO sui luoghi sacri di Gerusalemme, fa sospettare che non abbia neppure letto il testo che lo avrebbe tanto scandalizzato. Sarebbe bastato cercarlo per verificare che non si tratta di un assurdo tentativo di negare che in Palestina, tra i tanti popoli che si sono succeduti nel corso di tremila anni, e che sono elencati dalla stessa Bibbia, c’erano anche gli ebrei, ma di una di quelle mozioni rituali che servono a dare l’impressione che l’ONU e le agenzie collegate come l’UNESCO servano a qualcosa. 

Esempio classico la risoluzione che ogni anno, da molti anni, viene votata quasi all’unanimità (contrari ultimamente solo Stati Uniti e Israele) per condannare il bloqueo di Cuba, che tuttavia continua tranquillamente anche dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.

Ci sono state negli anni centinaia di risoluzioni dell’assemblea generale dell’ONU che condannavano ben più duramente l’occupazione israeliana, le distruzioni dei beni palestinesi, la costruzione di enormi colonie che si impossessano dell’acqua sottraendola ai villaggi e all’agricoltura palestinese. Senza nessuna conseguenza, ma presentate dalla propaganda sionista sempre come inaccettabili aggressioni dettate dal pregiudizio antisemita.

L’Italia ha una lunga tradizione di astensioni alla Ponzio Pilato, dopo che era stato attenuato il servile accodamento agli Stati Uniti. Ora pare che si torni al passato, almeno se Renzi non sarà fermato anche su questo terreno…

Questa volta, senza motivazione, il voto italiano secondo Renzi avrebbe dovuto abbandonare l’ipocrita equidistanza unendosi agli oltranzisti amici di Israele. Senza motivazione, ripeto, perché la mozione condanna azioni specifiche di oltranzistisionisti, e richiede l’applicazione degli accordi fatti fin dal 1967 con la Giordania per assicurare che la visita ai luoghi santi fosse consentita a tutti, ma non propone affatto la “cancellazione dell’identità ebraica” come hanno ripetuto la maggior parte dei giornali italiani.

Per ridimensionare la drammatizzazione di un episodio insignificante e senza conseguenze, basta leggere qui di seguito il testo della risoluzione dell’UNESCO (accompagnata da due articoli di ebrei antisionisti).

Il dramma vero è che la maggior parte dei giornalisti italiani ha presentato la vicenda riproducendo meccanicamente la protesta del governo israeliano, che in realtà era irritato soprattutto dalla definizione di Israele come potenza occupante, mentre Netanyahu, alla faccia di tutte le risoluzioni dell’ONU (compresa quella del 1947 che sancì la spartizione), ha sempre ribadito che Gerusalemme Est non è “occupata”, ma è semplicemente parte della capitale indivisibile dello Stato di Israele. E lo scontro con l’UNESCO non è nuovo, ma è iniziato da quando questo organismo accolse una rappresentanza palestinese: Israele e Stati Uniti sospesero per protesta la loro partecipazione all’UNESCO (e il pagamento delle quote).

Renzi ha definito addirittura “allucinante” l’astensione del rappresentante italiano all’UNESCO subito dopo la sua tournée propagandistica negli Stati Uniti. Si potrebbe pensare che sia lui ad avere allucinazioni, considerato il carattere della risoluzione, che si limita a condannare platonicamente le continue violazioni da parte di Israele di un accordo che doveva tutelare l’accesso ai “luoghi santi” considerati tali dalle tre religioni che si sono sovrapposte nel tempo in base a riferimenti mitici diversi, evitando che dessero pretesti o facessero da innesco a conflitti armati (come avvenne per la guerra di Crimea del 1854-1856).

Ma più d’uno si è domandato invece se ci fosse un rapporto tra questo attacco alla nostra tradizionale politica estera e il viaggio a Washington. In quella occasione Obama ha chiesto pubblicamente un maggiore impegno militare dell’Italia in Iraq e soprattutto in Libia, impegno che era stato spesso preannunciato e sempre rapidamente ridimensionato in un paio di giorni, un po’ per lo stile abituale del gabinetto renziano (che fa spesso promesse o minacce per sondare le reazioni, e subito dopo le smentisce), un po’ per preoccupazioni fondate sulla realizzabilità anche di parte dei vertici militari.

Ma Obama non poteva avere dubbi sulla volontà del governo italiano di sostenere Israele, in ogni caso e ad ogni condizione, e non aveva certo bisogno di un particolare sostegno dell’Italia ad uso elettorale interno, dato che la Clinton e Trump sono divisi su molte cose, ma sono unanimi nell’appoggio all’oltranzismo sionista.

D’altra parte è sempre stato chiaro che le astensioni dell’Italia all’ONU, molto frequenti anche su altre questioni, erano talvolta chiaramente furbesche e non servivano affatto alla distensione e alla pace, come pretendeva la retorica della Farnesina. Servivano soprattutto ai rapporti di affari con paesi islamici con governi cosiddetti “moderati” (cioè magari schiavisti o feudali, ma amici e buoni clienti dell’Occidente), e anche a fornire alibi e l’illusione di un’utile amicizia all’ipocrita dirigenza palestinese.

Le ragioni della svolta preannunciata da Renzi appaiono incomprensibili. Un cambiamento brusco di linea politica che renda ancora più esplicito lo schieramento incondizionato dell’Italia a fianco di uno Stato d’Israele sempre più prepotente e irrispettoso di ogni legge internazionale, mentre stiamo entrando maldestramente con i nostri militari in altri scacchieri pericolosi, può avere conseguenze tragiche. Per anni gli interventi militari che avrebbero dovuto eliminare il terrorismo e l’integralismo hanno avuto l’effetto opposto: hanno trasformato alcuni paesi in centri di disseminazione del terrorismo, lasciando però quasi indenne il nostro paese. Ora, accanto all’esplosione della Libia, che ha anche vecchi conti in sospeso con l’Italia (che gran parte degli italiani ignorano o hanno dimenticato), e agli esiti difficilmente prevedibili della nostra partecipazione alle battaglie per Mosul, bisogna prendere in considerazione anche l’eventualità che la disperazione spinga una parte dei giovani palestinesi ad arruolarsi nelle milizie dello Stato Islamico. Ci sono già stati primi segnali, e non è difficile capire che il fenomeno possa accrescersi, alimentato dalla sensazione di essere abbandonati da tutti, dalla delusione per l’opportunismo dell’ANP ma anche per la verificata impossibilità di un accordo tra le due fazioni palestinesi, più volte tentato e sempre fallito.

Le dichiarazioni sbilanciate di Matteo Renzi, in un contesto già caratterizzato dal nostro irresponsabile impegno militare in imprese di stampo neocoloniale, possono trasformare il nostro paese in un facile bersaglio. Anche per questo bisogna mandare a casa Renzi, che dalla sua “riforma” avrebbe facilmente via libera per altre avventure pericolose, e il 4 dicembre bisogna quindi votare NO al referendum. (a.m.)

Foto: Wayne McLean/wikimedia

 

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