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Mario Monti, l’uomo che salverà l’Italia?

Un ritratto dell'uomo che dovrà portare l'Italia fuori dalla crisi economica, tra rigore e vuoto politico.

Le dimissioni di Berlusconi sono attese per la giornata di sabato. Il premier dimissionario ormai sembra essersi rassegnato al pessimo momento che l'Italia sta passando e sembrerebbe aver convenuto con Napolitano che il nome di Mario Monti come capo di un nuovo esecutivo sia un qualcosa di "ineluttabile". Troppo fragile l'economia, troppo impazziti i mercati. Non è detto, comunque, che il Cavaliere si giochi un'ultima carta prima o poi, magari quel Colle che gli fa gola da tanti anni ormai. In ogni caso, ogni svolta su questo campo è rimandata al 2013.

Questo salvatore della Patria chiamato a gestire la peggiore delle situazioni? Un distinto signore di 68 anni con i capelli bianchi e l'aria di quello abituato a mangiare bilanci contabili a colazione, a guardare il mondo dal lato dei numeri, quelli infallibili, quelli che "ogni cosa deve andare al suo posto". L'uomo giusto al posto giusto?

Ad ogni modo, Monti può vantare un curriculum di tutto rispetto che ogni membro dell'ormai ex governo potrebbe soltanto sognare. Specializzando a Yale con James Tobin (quello della tassazione sulle rendite finanziarie), il probabile nuovo premier rientrò in Italia negli anni '80 per ricoprire diversi incarichi tecnici in Parlamento. Lavori molto apprezzati, i suoi, tanto che Berlusconi, appena 'sceso in campo', lo prelevò da rettore della Bocconi per spedirlo a fare il Commissario Europeo. Era il 1994, e anche lì, l'operato di Monti conquistò la stima di quasi tutti. D'Alema, infatti, lo confermò in Europa nel 1999, affiancandogli Romano Prodi come rappresentante per la Commissione Ue. Il sogno di Mario, però, finì nel 2004, quando di nuovo Berlusconi lo rimosse per dare spazio a Rocco Buttiglione.

Da lì in avanti, Monti continuò ad occupare posti di un certo rilievo in Europa, studiando meccanismi, proponendo ricette economiche, elaborando sistemi che si distinguevano per rigore e meticolosità. In lui, si dice, ognuno vedeva una figura affidabile grazie alla quale i conti, alla fine, tornano sempre. Il numero uno europeo dei tecnici, in pratica.

Tra le imprese memorabili di Mario Monti c'è una clamorosa vittoria su Bill Gates. Era il 2004 e Monti inflisse alla multinazionale del computer una multa da 497 milioni di euro, condannandola a consegnare agli altri produttori i codici sorgente di Windows per rendere i server compatibili con quello di Gates. Questioni di antitrust complicate da spiegare. Resta il risultato: il burocrate impartisce una lezione di gioco e di stile al re del nuovo millennio. Altro che 'think different'.

Adesso, Monti si prepara a salire a Palazzo Chigi. L'impresa è delle più difficili: risanare i conti di un Paese che non ha più una lira e, soprattutto, non ha più fiducia. Per quanto riguarda l'aspetto contabile, il miracolo potrebbe avvenire, sulla questione politica, però, Monti certamente non è l'uomo giusto. Ma, d'altra parte, chi lo è in Italia?

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.181) 11 novembre 2011 11:42
    Damiano Mazzotti

    Ora, con l’uscita di scena di Berlusconi, gli italiani finalmente capiranno che il vero problema sono loro, che preferiscono passare il tempo a guardare i programmi Tv con gente inconsistente, invece di leggere e uscire per imparare cose nuove.

    Il nuovo mondo esige persone innovative e gli italiani indigeni e sedentari sono fuori mercato.

    Il vecchio mondo non c’è più e forse la vecchia mentalità italiani morirà solo insieme ai vecchi.

    O si lascia il giusto spazio ai giovani o l’Italia diventerà un museo delle cere all’aperto.

    Scusate... lo è già..

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.181) 11 novembre 2011 11:55
    Damiano Mazzotti

    E degli imprenditori che preferiscono farsi la barchetta di qualche metro in più rispetto al vicino o all’amico, invece di investire in ricerca e sviluppo per garantirsi il futuro e creare posti di lavoro (come gli adolescenti deficienti che si sfidano a chi ce l’ha più lungo, invece di andare a fica).

    E delle donne che allevano dei bambini viziati che si credono i migliori del mondo e che invece non sono nessuno o sono semplicemente solo dei privilegiati figli di un privilegiato papà, più o meno tesserato e protetto politicamente

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