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Un rimedio contro lo stress: la barzelletta. Non ci resta che ridere

La parola barzelletta letteralmente sta a significare una “composizione poetico-musicale di origine popolare, fatta di un insieme di pensieri e racconti molto spesso non legati tra loro. Il termine è incerto ed era particolarmente diffusa tra il XV e il XVI secolo sempre con argomenti dai toni leggeri e di natura scherzosa. Nel tempo però si è persa la caratteristica poetica e musicale. Nell’uso comune è rimasto però la descrizione di un breve racconto umoristico, che ha la caratteristica di scatenare nell’uomo una reazione di ilarità e buon umore nell’ascoltarla. Anche i bambini amano ascoltare questa forma allegra d’intrattenimento, e proprio per questo esistono libri scritti di allegre barzellette e ognuno di noi che ama leggere non dovrebbe farsi mai mancare nella libreria dei libri di questo tipo, da tenere in mostra allo stesso modo di tutti gli altri libri seri, un modo simpatico e allegro per ridere e far ridere ed alleggerirsi così da tutto lo stress della vita di tutti i giorni. Se infatti si crede al detto dei medici ovvero che il riso fa buon sangue, possiamo dire che siamo a buon punto. Possiamo affermare che ridere è importante. La risata può essere un modo semplice per stare bene. Un vecchio detto dice: ridere è la migliore medicina. La risata infatti stimola il cervello, ma anche tutto il corpo producendo (endolfine), dona energia, favorisce la circolazione del sangue, migliora il respiro, rilassa e così riduce anche lo stress. La barzelletta porta pensieri positivi, e quindi riduce il cattivo umore ed è un toccasana anche contro la depressione. E proprio per ridere un po’ ecco una curiosa e simpatica barzelletta dedicata a le persone anziane.

Vecchiette.

Due vecchiette sono sedute in chiesa. La funzione è particolarmente lunga. Una delle due si lamenta: "Mi si è addormentato il sedere!" E l'altra: "Lo so, l'ho già sentito russare tre volte!"

Si dice che la prima barzelletta risalga a circa quattro mila anni. Raccontare barzellette è diventata quindi un’arte vera e propria. Nell’antichità tutti i potenziali imbucati avevano un modo per presentarsi ai banchetti anche senza invito. Un’arma infallibile la barzelletta di cui divenivano veri e propri mattatori. Sono dei veri e propri parassiti, vanno alle feste senza invito (periodo delle commedie di Plauto IIII secolo a.C.), con una grande fame, e un libricino dove tengono annotate le migliori battute e barzelette. Lo scopo principale? Tenere allegri i presenti, facendo dimenticare tra una battuta e l’altra la loro rapacità. La barzelletta nel tempo ha avuto alti e bassi. Momenti in cui è stata raccontata nelle bettole e nelle caserme, altre in cui è divenuta importante nei varietà della televisione. Sino alla sua discesa in campo nelle sedi della politica. Le barzellette molto spesso fanno fatica a rimanere impresse nella memoria, e proprio questo aspetto ha interessato anche Sigmund Freud (1856-1939).

Egli vi aveva visto una curiosa analogia con i sogni. L’uomo infatti, dimentica molto velocemente sia le barzellette ma anche i sogni. Questo ne dimostrerebbe la comune origine dell’inconscio. Secondo il padre della psicanalisi, ci sarebbe una bella differenza tra barzelletta e sogno: la prima è fatta per essere compresa, mentre il secondo, il sogno, spesso rimane oscuro anche per chi l’ha sognato. Ci viene spontaneo chiederci: Le barzellette si capiscono sempre così facilmente? Sta di fatto che ci rallegrano la vita e l’umore, e quindi prendiamole come rimedio contro lo stress di tutti i giorni e con esse, impariamo a rilassarci ed a sorridere.

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