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Un mancato "sussulto di dignità"

Siamo di nuovo qui a scrivere della ennesima prepotenza del centrodestra. Questa volta non si tratta di leggi ad personam, create ad arte per difendere il Premier da vecchie e nuove indagini o processi. Non si tratta di provvedimenti inventati per ingrassare le casse delle sue aziende, no. Nei giorni passati abbiamo assistito alla "messa in mora" del diritto, alla sepoltura definitiva di ciò che significa "uguaglianza di tutti di fronte alla legge". La nuova norma approvata dal centrodestra "sana" le irregolarità che il centrodestra stesso ha commesso durante la presentazione delle liste elettorali per le imminenti regionali. In questo caso c’è anche un complice, ovvero il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Un complice forse involontario, forse "obbligato" ma pur sempre un complice.

Un mancato "sussulto di dignità"

Napolitano, che nei giorni scorsi aveva respinto la proposta di un decreto legge che intervenisse direttamente sulla legge elettorale regionale, ha invece controfirmato il DL del governo che “interpreta” le leggi vigenti. Di fatto però, senza neanche aspettare il responso dei tribunali competenti, il Governo ha “riscritto le regole”, dando loro una nuova interpretazione ed entrando a gamba tesa nella attualità politica. Nel caso della esclusione del Pdl-lazio (confermata ieri dal Tar del Lazio ndr), per esempio, dicendo che il termine utile è quello non della “presentazione” delle liste ma quello della “presenza dei presentatori” nei locali a ciò adibiti. Una chiave di lettura diversa che interviene in un fatto in corso di svolgimento, e quindi non è atto a, come dice l’ex Presidente della Consulta Zagrebelsky, servire gli interessi di tutti ma solo di alcuni e piu precisamente del PDL.

Ieri ho letto diversi articoli di vari quotidiani ed in molti casi si è tentata una difesa dell’operato del Capo dello Stato, sulla decisione di controfirmare il decreto salva liste. Voci di corridoio parlano di un duro scontro tra Premier e Presidente con la minaccia del primo di ricorrere alla piazza e comunque di convocare due consigli dei ministri consecutivi per costringere il Presidente a firmare il decreto. Nel caso Napolitano si fosse opposto quindi avremmo avuto Berlusconi inneggiante alla piazza e pronto allo scontro istituzionale che comunque avrebbe poi ottenuto ciò che voleva, e cioè il decreto.

Napolitano ha quindi deciso, non trovando elementi di manifesta incostituzionalità, di caricare su di sé la “responsabilità” della emanazione del decreto, attirandosi anche le ire dei tanti cittadini onesti i quali ogni giorno, al contrario del PDL, non rispettano solo la “sostanza” ma anche la “forma” delle regole. Le proteste della società civile sono state tante, sul sito del Quirinale sono arrivate centinaia di lettere di italiani delusi dall’operato del Presidente, tanto da spingere lo stesso Napolitano a scrivere una lettera aperta ai cittadini in cui ha cercato di spiegare il suo operato.

La toppa però, a mio avviso, risulta essere piu grande del buco. Napolitano, che non risparmia critiche al centrodestra, afferma però che non si puo negare ad una parte degli elettori di esprimersi per una lista importante come quella del PDL o per un candidato, Formigoni, espressione di una delle maggiori coalizioni del paese.

Il Presidente non capisce, o sembra non capire, che il suo ragionamento ha una falla. Le leggi sono fatte per tutelare tutti, non sono fatte per essere piegate ai “piu importanti”, a quelli che “non possono non esserci”. Tutti sono necessari, nessuno è indispensabile, diceva qualcuno. La legge però, e questo non è un proverbio, è uguale per tutti. In questo caso Napolitano ha permesso che fosse “piu uguale” per qualcuno, alla faccia di tutte le persone che ogni giorno si confrontano ed a volte si scontrano, con le leggi e le regole che costituiscono lo stato di diritto.

Forse se Napolitano non avesse firmato, Berlusconi avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva ed in piu avrebbe avuto “la piazza” a suo favore. Forse, firmando il decreto, il Presidente si è attirato le ire di alcuni cittadini ma ha messo il PDL nella condizione di essere “antipatico” perche “privilegiato”. Questo lo vedremo tra qualche settimana nelle urne.

Una cosa è certa, per l’ennesima volta vince la prepotenza. La prepotenza di un leader e di una classe dirigente che non vuole rispettare le regole, che considera le leggi un “orpello” fastidioso da rimuovere o da scavalcare per poter fare ciò che vuole. Tale ragionamento è purtroppo già condiviso da una parte non trascurabile della cittadinanza ed il decreto di ieri non aiuta in questo senso.

Mentre Napolitano, deluso dal mancato sostegno del Partito Democratico, starà forse ancora pensando amaramente a ciò che ha dovuto fare per evitare uno scontro frontale con il Premier, Berlusconi ritorna in pista in Lombardia e Lazio, appagato dalla nuova “impunità”.

La resa dei conti quindi è rimandata. Per quanto ancora le Istituzioni dovranno cedere alla arroganza del centrodestra? La Corte Costituzionale, la Magistratura, il Capo dello Stato. I tre organi di garanzia della nostra Repubblica continuamente calpestati e costretti alla difensiva, al silenzio o, come in questo caso, ad un mancato “sussulto di dignità”.

Continuo a ripetere, oramai come un mantra, che l’unico modo per fermare il continuo scivolare della nostra democrazia verso una nuova forma di autoritarismo è la defezione di una parte della classe dirigente del centrodestra.

Per quanto ancora Gianfranco Fini starà al gioco di Berlusconi? Quando capirà che per lui non c’è spazio nella cabina di comando? Quando si paleserà nella sua mente che il centrodestra non gira attorno al PDL, a Forza italia o ad An ma che è interamente funzionale agli interessi della famiglia Berlusconi? Quando arriverà alla conclusione che nel futuro della leadership del centrodestra, ci sarà sempre una persona della Famiglia Berlusconi, pronta a difendere gli infiniti interessi di un impero economico senza fine?

Fini si accontenterà di essere sempre un numero due, relegato ad incarichi di prestigio ma sempre di secondo piano, oppure vorrà ambire a qualcos’altro? Per farlo dovrà necessariamente contribuire al tramonto politico di Berlusconi. Solo cosi il centrodestra sarà “libero” da interessi familiari e pronto ad un confronto sulle idee.

Il tempo sta per scadere. A sostegno del Presidente della Camera non c’è piu l’intera Alleanza Nazionale, buona parte dei suoi ex fedelissimi ora sono dalla parte di Berlusconi. Quando Fini avrà capito, sarà forse troppo tardi per fermare l’uomo che, con le sue azioni ed i suoi comportamenti, sta svuotando la democrazia di tutti i valori fondamentali.

Oggi calpestano la forma in nome della sostanza, domani calpesteranno la libertà nel nome delle loro idee.

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