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Un’eredità ambientale del governo Monti

In attesa della formazione del nuovo governo, si fanno i conti con l’eredità che il presidente Mario Monti lascerà al suo successore. Riforme del sistema sanitario, grandi opere, attuazione dell’Agenda Digitale: non mancano i provvedimenti rimasti incompiuti che peseranno sul prossimo esecutivo. Anche in ambito ambientale il governo uscente potrebbe consegnare un lascito scomodo al nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Approvato durante l’ultimo Consiglio dei Ministri sotto la presidenza Monti lo scorso 15 febbraio, il decreto che istituisce l’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) regolerà l’iter burocratico per le piccole e medie imprese in materia di ambiente.

Il nuovo regolamento si inserisce all’interno del decreto “Semplifica Italia, il pacchetto di norme pensate per semplificare l’amministrazione pubblica. Con la nuova legge, le piccole e medie imprese potranno presentare un’unica domanda per richiedere diverse autorizzazioni in ambito ambientale: per lo scarico di acque reflue industriali, le emissioni di gas nell’atmosfera, l’inquinamento acustico, lo smaltimento dei rifiuti… La domanda unica va a sostituire fino a sette differenti procedure, e si potrà arrivare a risparmiare, sostiene il governo, 700 milioni di euro l’anno. Un vantaggio per i piccoli imprenditori, ma con quali ricadute sull’ambiente?

A livello teorico qualsiasi intervento di semplificazione è da considerare benvenuto, commenta Ugo Leone, già professore di Politica dell’ambiente presso l’Università di Napoli Federico II e presidente del Parco nazionale del Vesuvio. “Quando le semplificazioni procedurali riguardano l’ambiente bisogna però agire con particolare attenzione, per evitare che un malinteso senso di libertà d’azione rischi di peggiorare ulteriormente la sua qualità, già compromessa". Anche nel caso dell’Autorizzazione Unica Ambientale, secondo Leone, lo snellimento burocratico potrebbe aprire la strada a pratiche dannose, per dolo o per ignoranza. Una criticità della nuova normativa è sicuramente l’eccessiva durata dell’autorizzazione per le imprese: dai 5 anni attuali si passerà a 15. Un periodo giudicato troppo lungo anche dalla commissione Ambiente della Camera, che ne aveva richiesto un accorciamento.

Risulta inoltre debole il sistema di controllo e sanzioni. Le imprese che emettono sostanze inquinanti nell’ambiente – fonderie, discariche, inceneritori… – potranno quindi ottenere un’autorizzazione valida per un periodo molto lungo senza timore di incorrere in particolari sanzioni in caso di abusi. Nonostante i pesanti problemi ambientali che hanno investito negli ultimi anni il nostro paese, dall’ILVA di Taranto allo smaltimento dei rifiuti urbani, sembra remota l’ipotesi che la politica possa attuare provvedimenti più responsabili per la salvaguardia dell’ambiente. Tra la crisi economica e l’instabilità di governo, le politiche ambientali rischiano di scivolare in secondo piano. “Purtroppo, in un modo distorto di considerare il rapporto tra economia e ambiente”, commenta Leone, “si ritiene che l’ambiente sia un argomento di cui interessarsi solo nei rari periodi di vacche grasse. Si ignora il fatto che gli interventi capaci di dare vivibilità all’ambiente e sicurezza al territorio sono investimenti capaci di migliorare la qualità della vita dei cittadini stimolando anche investimenti e creando posti di lavoro”.

Valentina Daelli

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